Pd, "rischiamo la 4° sconfitta". E Orfini lancia la nuova corrente: assedio a Schlein
Non è più un "giovane turco", ma come quando saliva sulla Sea Watch per dar man forte a Carola Rackete, anche oggi Matteo Orfini rappresenta al meglio lo stato confusionale del Pd, un partito comatoso.
L'ex presidente del partito (dal 2014 al 2019, dalla ascesa alla caduta fino all'addio di Matteo Renzi) oggi è un "semplice" deputato ma non rassegnato a fare il soldatino nell'esercito guidato (male) da Elly Schlein. Per questo ha lanciato il progetto Cose Nuove, a Palermo, per "coinvolgere iscritti e simpatizzanti" in "una attiva partecipazione ed elaborazione politica", Al di là delle parole, Orfini vuole sostenere la candidatura di Fabio Teresi come presidente alle prossime elezioni provinciali di Palermo, sottolineando "l'importanza del profilo di Teresi come esponente storico dei democratici radicato nel territorio". Una candidatura, aggiunge Antonio Rubino, componente della Direzione nazionale del Pd e ideatore del progetto, che "proviene direttamente dal territorio e non è il frutto di giochi di potere".
Soprattutto, però, vuole essere una sveglia (e un campanello d'allarme) per la segretaria nazionale. Rubino sottolinea come sia "essenziale evitare il pericolo di essere ostaggio delle correnti interne al partito" e "l'importanza delle primarie come unico metodo di selezione delle candidature per evitare scenari disastrosi per i democratici siciliani". Il banco di prova non è solo locale: "Si rischia di subire una quarta sconfitta consecutiva in Sicilia, dopo le deludenti performance a Palermo, a Catania e alle elezioni regionali".
La Schlein, per la verità, non è mai sembrata particolarmente attenta alle dinamiche territoriali, focalizzandosi su macro-temi nazionali e battaglie decisamente più "mediatiche" rispetto alle beghe di bottega. Proprio questa però è una delle accuse che gli uomini e le donne di partito addossano alla leader: una volta eletta, ha dato una mano di vernice rossa al Nazareno, piazzando i suoi fedelissimi al vertice, ignorando però cosa accadeva nel sottobosco del partito. Là dove nascono vittorie e sconfitte alle urne.