I "tendini" si fanno un partito? Un rovinoso flop all'esordio
Gli studenti sciamano dalle aule e attraversano il chiostro principale per radunarsi in gruppetti sul marciapiede di fronte all’università. Il caldo, che ancora avvolge Milano, incoraggia i cocktail in compagnia nei localini lungo le mura della Statale. Una sigaretta, due chiacchiere sul prossimo esame, quattro risate. Sembrano non accorgersi nemmeno di ciò che succede a pochi passi da loro. Quattro tende fanno da sfondo alla conferenza di “Cambiamo rotta”, l’organizzazione giovanile che si professa comunista (hanno una stella rossa come simbolo) e che in tutta Italia sta cavalcando da mesi le proteste sul caro-affitti. Il pubblico è quello delle grandi occasioni: ci sono ben due persone ad ascoltare il quarto d’ora di follie dei capoccia del movimento (sono in otto) che punta a diventare partito. O quantomeno a istituzionalizzarsi, come fu per le Sardine in Emilia-Romagna, sebbene i numeri iniziali non siano minimamente paragonabili. Il flop è già dietro l’angolo.
Ed è così che dai temi più strettamente legati all’istruzione e alla casa - «le aule sono sovraffollate e serve un piano pubblico di investimenti, con studentati gratuiti» - si passa in un battito di ciglia alla politica estera e alle politiche ambientali. «Bisogna smetterla di fare accordi con lo Stato terrorista di Israele. Basta guerre, stop alle bombe. Questo governo reazionario deve interrompere il dialogo con l’industria bellica e la filiera della morte», arringa uno del direttivo. «Il nostro ateneo è complice delle industrie ecocide, come l’Eni», prosegue. «L’università è diventata un salotto di m... dove fare shopping. Tutte minch...», delira un altro alzando i toni. Ma tutt’attorno è ilvuoto e nessuno si scalfisce. Sotto il gazebo di Cambiare Rotta si raccolgono le firme per entrare «nelle liste per la casa». Una sorta di elenco fittizio che ha l’unico scopo di fare massa attorno al movimento, perché i bandi regionali per il diritto allo studio seguono canali ufficiali che ovviamente non sono certo quelli del “liberi tutti” tanto cari ai tendini. Le graduatorie sono attese a giorni e il fermento è già parecchio.
Tanto che dalla Statale di Milano fanno sapere che domani, in occasione della “Giornata per il diritto allo studio”, si temono «mobilitazioni» da parte dei “bravi ragazzi” che ormai da quasi un anno occupano un controchiostro dell’università. Da Milano a Roma, scenari fotocopia. Tendopoli davanti alla Sapienza, assemblee eslogan. «La situazione negli ultimi mesi è soltanto peggiorata. Ci avevano promesso un tavolo regionale ma non abbiamo più sentito nulla. Ora non ci facciamo più prendere in giro, Rocca e Meloni vengano qui a darci risposte», avverte Leone Piva, il coordinatore di Sinistra Universitaria, l’altra sigla che insieme a Cambiamo Rotta sta provando ad alzare la tensione. Che si propaga ovunque, da nord a sud: Lecce, Palermo, Torino, Bologna, Perugia. «Giorgia Meloni e la ministra dell’Università Anna Maria Bernini devono trovare urgentemente due miliardi per intervenire su studentati pubblici, affitti, borse di studio, salute mentale e caro libri», è il coro dei tendini.
Né destra («è un governo reazionario») né sinistra («gli interventi del Pd sono stati insufficienti e hanno pure cancellato l’equo canone»), dicono loro («vogliamo il reddito studentesco»), però la realtà è ben diversa. Perché ieri a colloquio con loro, così come nei mesi scorsi, c’erano solo esponenti giallorossi. I grillini - Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera, la sua vice Vittoria Baldino e Adriano Zuccalà, capogruppo in Regione Lazio- hanno sfilato alla Sapienza per «manifestare tutto il supporto del Movimento 5 Stelle agli studenti che stanno dormendo nelle tende per protestare contro il caro affitti». E poi ecco ipiddini, il deputato Alfredo D’Attorre e il consigliere regionale del Lazio, nonché coordinatrice della segreteria nazionale, Marta Bonafoni, vicinissima a Elly Schlein. A riprova della direzione sinistra intrapresa dal nuovo-vecchio corso del Partito Democratico. «Bisogna indire il nuovo bando regionale per il bonus alloggi», suggerisce la compagna di partito Eleonora Mattia, anche lei all’opposizione nel Lazio. Presentissimi anche i vertici della Cgil, nonostante la pesante contestazione subita a maggio dal loro segretario generale, Maurizio Landini, all’esterno dell’Università Statale di Milano. «Ci avete traditi, siete qui solo per fare le vostre passerelle», gli dissero a muso duro quelli di Cambiamo Rotta.
Ad allungare la mano ai tendini, nella metropoli meneghina ormai divenuta parco giochi per radical chic da ztl, è anche la seconda carica del Comune: Elena Buscemi, il presidente del Consiglio in quota Pd. «Se in passato Milano ha rappresentato un importante luogo di mobilità sociale, oggi questa prospettiva rischia di essere messa in discussione. Un esempio tra tutti: gli studenti fuori sede che piantano le loro tende», il tenore del suo intervento in aula al cospetto dell’arcivescovo, monsignor Mario Delpini. Le manovre della sinistra, più o meno dura e pura, procedono alla luce del sole: intravista una minima sensibilità politica nel popolo delle tende, ecco che prende piede la raccolta sui marciapiedi degli atenei. Pilotare la protesta sul caro-affitti per usarne la manovalanza. E poi dicono i giovani sfruttati...