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Cofferati spacca il Pd a tempo record? I renziani sfottono

Francesco Storace
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Povero Pd, non gliene va bene una. Appena posata la polvere degli attacchi di Giuseppe Conte e Beppe Grillo sulla linea politica della segretaria Elly Schlein, a far rumore adesso è l’adesione di Cofferati al partito: si alza la protesta dei riformisti per le sue critiche al renzismo. Mette in discussione il passato, rende attrattivo Renzi oltre il perimetro del partito, è un’istigazione alla fuoriuscita. L’attacco al jobs act fa male, anche se in realtà non si discosta molto dalla linea Schlein. Ed è questo che fa arrabbiare la minoranza interna. Simona Malpezzi è netta, «Cofferati rispetti militanti ed elettori, Schlein sia garante della sintesi», dice in un’intervista all’Adnkronos in cui nel mirino pare più la leader del partito che l’ex capo della Cgil. Anche perché il timore diffuso tra i riformisti è che si apra una guerra massimalista tra Pd e M5s, come testimoniano le ripetute prese di posizione pentastellate.

A questo si aggiunga la manifestazione del prossimo 7 ottobre della Cgil di Landini, a cui parteciperà il Pd, è evidente che è in corso una guerra di egemonia a sinistra. I settori progressisti ma di riferimento non estremista se ne sentono estranei, pare di capire. E Cofferati diventa il bersaglio di Madia, Quartapelle, Paita. Da fuori, se la godono proprio i renziani.

 

 

 

Italia Viva punge con i suoi parlamentari in una specie di chiamata alle armi di chi non ci sta più in condizioni di minorità nel Pd. Se arrivano quelli come Cofferati non c’è più spazio per posizioni riformiste... E la botta dello stesso leader Matteo Renzi è micidiale: «Cofferati è rientrato nel Pd e ha sparato contro il jobs act. Mando un abbraccio affettuoso a tutti i riformisti rimasti nel Pd. Vi stanno prendendo in giro». Una prece, in pratica. E del resto, Cofferati le polemiche se l’è anche cercate in un’intervista a La Stampa: «Ho deciso di iscrivermi di nuovo al Pd perché condivido l’orientamento che il partito ha preso dopo l’elezione di Elly Schlein alla segreteria.

Penso sia giusto dare una mano: la stagione del renzismo è definitivamente finita». Per lui questo significa «aiutare il partito». «Non chiedo incarichi, ma credo di dover dare una mano a chi deve guidarlo, mettendo a disposizione le mie competenze e le esperienze che ho accumulato. Schlein è molto intelligente e ha passione, una dote che è importante e utile in politica». Sembra il bacio della morte. E sull’impronta progressista della segreteria «il Pd è un partito di sinistra, con un'eredità e una storia da valorizzare». A proposito degli abbandoni di una trentina di dirigenti liguri approdati in Azione, Cofferati afferma: «Non basta dirsi riformisti, bisogna esserlo. La verità è che servono orientamenti ben precisi su temi importanti come quelli economici oppure relativi ai diritti. Se qualcuno nel partito oggi approva il jobs act, deve spiegare qual è il contenuto riformista di quella brutta legge». 

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