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Frecce Tricolori, c'è un dossier esclusivo. Crosetto: "Pd e M5s lucano sulla tragedia"

Hoara Borselli
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Non si placano le polemiche seguite al tragico incidente avvenuto nel pomeriggio di sabato, quando un aereo delle Frecce Tricolori, un MB-339, si è andato a schiantare a terra poco dopo il decollo dall’aeroporto di Caselle. Una fatalità che è costata la vita ad una bambina di 5 anni, Laura Origliasso, morta per le fiamme che hanno incendiato la Ford Fiesta dove si trovava, legata al seggiolino. C’è chi non ha perso occasione per fare sciacallaggio e strumentalizzare questo incidente per chiedere l’abolizione immediata di quello che da più di sessant’anni rappresenta con orgoglio la nostra italianità nel mondo: la Pattuglia Acrobatica Nazionale, le nostre Frecce Tricolori.

«Sono pericolose, sono inutili, ci costano troppo», dice chi probabilmente non avverte alcuna appartenenza alla Patria. E chisseneimporta se le nostre Frecce sono considerate le migliori al mondo: l’importante è riuscire ad oscurare quanto più possibile la nostra bandiera. Chi tuona contro, evidentemente, considera il tricolore la bandiera di una parte, non la bandiera italiana. Fortunatamente la maggior parte degli italiani non accetta questo snobismo.

 

LA CAMPAGNA

Abbiamo raggiunto telefonicamente il ministro della Difesa Guido Crosetto e gli abbiamo posto tutte le questioni sollevate dagli antimilitaristi. «Le Frecce Tricolori - ci ha detto in 60 anni di storia hanno incarnato il prestigio, le tradizioni e l’orgoglio del nostro Paese. Sono famose in tutto il mondo. Rappresentano la punta di diamante dell’Aeronautica Militare. Se Pd e Cinque Stelle non lo capiscono e vogliono limitarsi a fare retorica antimilitarista possono farlo. Mi lasci dire però che farlo oggi, farlo in questi giorni, significa cercare di lucrare sul dramma».

 

 

 

Abbiamo chiesto al ministro di rispondere alle accuse rivolte alle Frecce, considerate un oneroso ed inutile sperpero di denaro e ci ha risposto che «i costi organizzativi e quelli logistici delle manifestazioni della Pan (Pattuglia Acrobatica Nazionale) sono sostenuti, molto spesso, con l’ausilio di sponsor privati o di enti locali civili che richiedono la partecipazione delle Pan alle loro iniziative attraverso l’Aeroclub d’Italia».

Sull’inutilità delle Frecce, c’è una cosa che ai più sfugge, ovvero che per i piloti volare con nella Pan costituisce una parte importante del loro addestramento. E l’addestramento è un «valore i cui benefici vanno all’intera Aeronautica e che permette il loro impiego in ogni occasione». Abbiamo chiesto al ministro di rispondere a chi ritiene queste manifestazioni troppo pericolose, e ha ribadito che «dobbiamo separare il drammatico evento che è accaduto e che ho seguito in prima persona, momento per momento, ora dopo ora, da quello che rappresentano le Frecce Tricolori in Italia e nel mondo. Non possono fermarsi per questo evento tragico ma di cui nessuno ha responsabilità. Non tutto ciò che accade è governabile dall’uomo. Bisogna andare avanti rispettando tutte le precauzioni e le attenzioni che la guida di aerei così veloci e complessi comporta e, sopra i quali, piloti eccezionali si addestrano quotidianamente». Piloti eccezionali come Oscar Del Dò: lo stesso ministro conferma che ha fatto tutto il possibile per impedire una strage lanciandosi solo all’ultimo. E questo non lo dice solo il ministro ma fior fior di esperti e tecnici di aviazione.

«Oggi», aggiunge Crosetto, «è un aviatore e un uomo ferito non per quello che è accaduto a lui ma nel profondo del suo cuore per ciò che l’incidente ha generato in un concatenarsi surreale di eventi imprevedibili». Abbiamo chiesto come lui, da ministro, da uomo e da padre abbia vissuto la tragedia di Torino. «La morte della piccola Laura non ha lasciato nessuno indifferente. Me per primo, che l’ho vissuta prima da padre che da ministro. La mia telefonata con il papà Paolo e la mamma Veronica è stato un momento doloroso e drammatico, una delle cose più dolorose della mia vita. Non c’è nulla di peggio della morte di un figlio. Un dramma e un dolore che niente e nessuno può lenire. Ho ovviamente offerto alla famiglia Origliasso tutto il supporto della Difesa e mio personale. Non vogliamo abbandonarli. Come avviene per il personale ferito, mutilato, disabile delle nostre Forze Armate, la Difesa non lascia indietro nessuno. Faremo lo stesso con loro».

 

IL DOSSIER

Infine abbiamo chiesto al ministro se avverte un senso di anti-patriottismo nel Paese e ci ha detto che non gli pare sia così. «Le nostre Forze Armate sono rispettate, amate, al servizio dei cittadini, delle libere istituzioni, della democrazia. Noi serviamo ogni giorno il Paese in modo discreto, spesso silenzioso, rispettoso e vigile . Il nostro motto è “proteggi e difendi”. Questo fa ogni soldato, aviatore, marinaio e carabiniere. I cittadini lo sanno e ce lo riconoscono sempre». Ma c’è qualcosa di più da raccontare sull’incidente di Caselle. Libero è venuto in possesso di un documento esclusivo, ovvero il report relativo allo schianto dell’MB-339 pilotato da Oscar Del Dò. Questo documento innanzitutto conferma che il pilota si è lanciato con il paracadute pochi secondi prima dell’impatto con il suolo, per evitare che l’aereo cadesse in un’area abitata e scongiurando così una strage. È stato coraggioso. Ha rischiato la sua vita. Come si può leggere dal documento, il pilota dopo la separazione del suo aereo dalla formazione delle Frecce, ha applicato tutte le procedure di emergenza previste, cercando di recuperare il controllo dell’MB-339 e indirizzarlo nella zona di sicurezza. Ricostruiamo passo per passo cosa è accaduto quel drammatico giorno. Il programma per la pattuglia acrobatica, per tutto il 2023, prevedeva venisse effettuata una manifestazione in ogni regione in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Aeronautica Militare.

 

 

 

Per la regione Piemonte erano state programmate due esibizioni, il 16 e 17 settembre. Tutte le procedure di controllo pre-volo non avevano riscontrato alcuna anomalia. Cosa è accaduto in volo? Durante la fase di decollo, precisamente alle 16.50, il pilota Del Dò, al comando del velivolo Pony 4, ha notato due ombre in avvicinamento, percependo immediatamente un violento calo di spinta del motore. Gli strumenti confermavano un’avaria catastrofica. A quel punto il pilota ha cercato di governare il veivolo indirizzandolo in una zona di sicurezza per poi abbandonarlo come previsto dalle procedure. Come confermato dal report, l’MB-339 dopo l’esplosione a seguito dell’impatto non è riuscito a fermare la sua corsa prima della recinzione dell’aeroporto che costituiva l’ultima barriera prima della strada. È a questo punto che il velivolo, o parti di questo, nell’attraversare la strada ha colpito l’auto sulla quale viaggiavano Laura, il fratello e i genitori. Il resto purtroppo è triste cronaca. Sappiamo solo, come confermato dal documento, che la commissione tecnica dell’Aeronautica Militare è al lavoro, al fianco della magistratura, per fare piena luce sull’accaduto e che i primi elementi raccolti sembrano confermare l’ipotesi che la causa di quella avaria catastrofica potrebbe essere stata determinata dall’impatto con uno o più volatili.

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