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Giuseppe Conte, migranti e superbonus: attacca il governo ma si fa male da solo

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Giuseppe Conte fa il leghista sull’emergenza migranti. Ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, il leader del Movimento 5 Stelle ha ripercorso la sua esperienza da premier e ha ricordato quando disse: “Io non voglio fare dell’Italia un hotspot europeo”. Quelli erano i primi tempi a Palazzo Chigi, alla guida del governo gialloverde e con Matteo Salvini ministro dell’Interno. Conte si è rivolto direttamente ai telespettatori: “Vedo che per la gran parte siete favorevoli alla gestione degli immigrati congiunta con l'Unione europea. Badate che è pericoloso, un commissariamento”. Insomma, oltre a mostrare il pugno di ferro sul tema-immigrazione, cerca di sminuire quanto fatto dal governo, tra la visita della von der Leyen a Lampedusa e il nuovo pacchetto di norme su rimpatri e Cpr.

“Gli aiuti - ha aggiunto - che ci arrivano per processare le richieste di prima accoglienza sono molto insidiose. Quando ero al governo si erano aperti dei centri in Grecia. Chiaro che l'Ue vorrebbe mettere dei soldi e fare dell'Italia un hotspot europeo: ma io allora dissi che se ci arrivano centomila o duecentomila io non posso risolvere il problema. Lo risolsi in modo molto semplice: visto che c'era anche la Francia, dissi che si poteva fare distribuendo gli arrivi su tutti i Paesi affacciati sul Mediterraneo”. 

Cambiando argomento, Conte ha poi attaccato il governo di Giorgia Meloni, accusandolo di star compiendo una “mistificazione” sui costi del superbonus, senza mai parlare dei posti di lavoro creati. “Il superbonus - ha dichiarato l’ex premier - non ha rilanciato l'edilizia, ha rilanciato il Pil del Paese. Anche qui c'è mistificazione. Come può un presidente del Consiglio venire qui da lei in Tv e parlare solo in modo disonesto del costo del superbonus”. Peccato che Conte scordi il buco nel bilancio dello Stato che ammonta alla cifra-record di 37 milioni, buco che fu anticipato dalla Ragioneria dello Stato. Ma ignorato dal grillino.

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