Tremonti, la profezia sulle Europee 2024: il rischio di una spaccatura
Mancano ancora nove mesi al voto, ma le elezioni europee del 9 giugno 2024 già agitano i partiti. Sullo sfondo l'Unione europea con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, come spiega Giulio Tremonti nel suo editoriale sul Corriere della Sera. L'auspicio per l'ex ministro è che le prossime elezioni "uniscano e non dividano l'Europa, tra passato e futuro e tra ovest ed est". Tuttavia, il deputato di Fratelli d'Italia ha sottolineato anche cos'è che non va oggi: "Si vedono troppa confusione ed errori, in specie errori fatti da un lato sulle vecchie e rigide regole europee, dall'altro lato ignorando gli effetti dei vari Pnrr".
Parlando dalla crisi finanziaria del 2008, Tremonti ha spiegato che quel periodo difficile non riguardava solo l'economia e la finanza: era la crisi della globalizzazione. "I 'subprime' che la innestarono - ha sottolineato l'ex ministro - erano solo l'effimero tentativo di superare, con mezzi finanziari, i problemi sociali e reali generati dalla scelta istantanea di spostare la fabbrica in Asia, ignorandone l'impatto sempre più vasto e negativo sulle società e sulle economie occidentali".
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Secondo il deputato, da allora quella crisi non è mai stata superata: "Piuttosto è stata prima aggravata dichiarando che gli Stati potevano fallire (così Sarkozy-Merkel, 2010, Deauville) e poi solo rinviata dai Picasso dell'economia, con la loro svolta cubista, prima stampando moneta dal nulla, poi portando i tassi a zero o sottozero, infine finanziando via Bce i deficit dei governi". Tutte scelte che in qualche modo, secondo Tremonti, non hanno fatto altro che peggiorare il quadro europeo fino ai giorni nostri. Quadro a cui oggi si sono aggiunte anche l'emergenza Covid, la crisi climatica e la guerra in Ucraina. Si tratta di problemi definiti da Tremonti come "alcune tra le emergenti piaghe della globalizzazione". Infine, una possibile soluzione: secondo l'ex ministro è necessario, per superare le difficoltà, tornare allo spirito delle origini attraverso scelte politiche.
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