Elly Schlein, il piano suicida del Pd: prima gli scafisti
Fermi tutti, siamo a uno stadio avanguardista, arriva il Grande Piano del Pd sull’Immigrazione. Che è come dire il piano di Medvedev per la pace in Ucraina, il piano di Bukowski contro la piaga dell’alcolismo, il piano di Jack lo Squartatore per diminuire il tasso delle violenze notturne. Sta di fatto che, si legge in premessa al fondamentale documento diffuso ieri, «la destra sull’immigrazione ha fallito», affermazione apodittica che ha dalla sua i conclamati successi decennali della Ditta a proposito di (non) gestione dei flussi. Ecco allora l’articolazione del fantasmagorico piano in sette punti, che hanno come stella polare «il rispetto dei diritti umani, la necessità di controllo e governo dei flussi migratori, la cultura della legalità». L’hanno scritto davvero, la cultura della legalità, è geniale, è il sovvertimento puro della recente storia d’Italia, è uno sprezzo del ridicolo più che ammirevole, abbagliante.
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Sotto col primo punto del “pacchetto Pd”, come hanno ingenerosamente titolato le agenzie, trattandosi di vero e proprio pacco. «Chi entra in Italia entra in Europa». Dopo la scoperta geografica, segue la scoperta politica: «Bisogna riformare in modo ambizioso il Regolamento di Dublino che blocca i richiedenti asilo nel primo Paese di arrivo, spesso l’Italia, assicurando una condivisione obbligatoria dell’accoglienza tra tutti i Paesi Ue». Ovvero: il Pd dice che bisogna fare quello che il Pd non è mai stato in grado di fare in dieci anni di governo (sugli ultimi dodici).
Avanti, all’arrembaggio contro la realtà: «Serve una Mare Nostrum europea, per salvare le vite». Bilancio della prima operazione Mare Nostrum, fortemente voluta da tal Letta Enrico nel 2014: 3.126 morti nel Mediterraneo centrale (circa il doppio dell’anno scorso, e circa il triplo dell’anno in cui Salvini è stato al Viminale). Non fosse una contabilità tragica, verrebbe da dire un successone, la replica s’impone. Terza dritta: «Si deve ripartire dal tema dell’Africa, dell’investimento su progetti e politiche che consentano di fornire un’alternativa vera alle migrazioni». Qui siamo al plagio progressista dell’ «aiutiamoli a casa loro», certo imbellettato con perifrasi petalose, ideali per disinnescarne la fattibilità.
Punto successivo: «Dare vita ad un contrasto generalizzato del traffico di esseri umani attraverso l’intensificazione di un’azione repressiva». Scusate, devo focalizzare quel che riporto. Il Partito Democratico ci sprona a «contrastare il traffico di esseri umani». L’unico loro dirigente che l’ha fatto, Marco Minniti, l’hanno spedito ai giardinetti accusandolo di essere a destra di Trump. Ancora, il Partito Democratico pretende «azioni repressive». Elly alla guida di un cartello law and order: non è neanche la fantasia, è la supercazzola al potere. Metodo confermato anche dalla quinta priorità, «un grande piano di accoglienza diffusa» (quando leggete “diffusa”, specie se non vivete nelle Ztl, traducete pure in automatico con “indiscriminata”, praticata ovunque, in primis sotto casa vostra), nella scia della “tradizione migliore dell’accoglienza organizzata italiana”. Come, quale? Ma quella garantita dalle cooperative vicine al Pd, non perdiamo tempo con ovvietà.
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SURREALISMO - Con gli ultimi due punti la verve surrealista va in calando, d’altronde fare meglio era difficile. Si va dalla prevedibilissima cancellazione della Bossi-Fini, un incentivo all’invasione nemmeno mascherato, alla sparigliata notevolissima, che avrà richiesto settimane di riflessioni al Nazareno, secondo cui «si deve prestare particolare attenzione ai più fragili», in particolare ai minori non accompagnati. Pensate, nemmeno gli incalliti squadristi governativi pensavano di abbandonarli sul ciglio della strada. La verità, al netto di scimmiottamenti maldestri di idee altrui e rivendicazioni autolesioniste di esperienze proprie, l’ha detta col suo consueto timbro paradossale la segretaria Elly: «La destra ha messo la firma su tutte le politiche che hanno prodotto l’incapacità di gestire questo fenomeno». Ergo, se la logica cartesiana ha ancora un senso, urge ritornare alle politiche della sinistra. Che sono note, senza bisogno di nessuna forzatura del cronista: accoglienza acritica, sbandierata come stigma di superiorità morale e perfino fonte di fatturazione per qualcuno; incapacità congenita di trattare spazi anche minimi di condivisone a livello europeo; esaltazione di chi vìola illegalmente i confini nazionali, anche a costo di speronare mezzi militari (vedi caso Rackete). Non è un piano, è una distopia (tragi)comica.