Stefano Bonaccini candidato in Europa? Elly Schlein non decide
Stefano Bonaccini starebbe aspettando il via libera della segretaria del Pd Elly Schlein per candidarsi alle Europee del prossimo 9 giugno: secondo quanto riportato dal quotidiano Il Giorno, il governatore dell'Emilia Romagna vorrebbe andare a Bruxelles guidando le liste Pd nel Nord-est. Ma la questione deve ancora essere affrontata al Nazareno. Un'altra possibilità - scrive sempre il Giorno - è che Bonaccini corra alle suppletive di Modena nel caso in cui andasse a Bruxelles la senatrice Vincenza Rando.
Diversa la situazione nel nord-ovest, dove il Pd potrebbe avere qualche difficoltà con Irene Tinagli e Giorgio Gori. Ecco perché nel frattempo si starebbe pensando a Chiara Gribaudo. In ogni caso, è probabile che alla fine la segretaria Schlein venga messa capolista in tutte le circoscrizioni. Nella rosa di nomi spunta infine anche il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia, che starebbe valutando di candidarsi. Per quanto riguarda la circoscrizione Centro, invece, i nomi in lizza sarebbero quelli del sindaco di Firenze Dario Nardella e del sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Ma si parlerebbe anche della coordinatrice della segreteria Marta Bonafoni e dell’ex deputata Alessia Morani. Senza dimenticare l’ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, che aspirerebbe più di tutti al ruolo di capogruppo del Pse.
Intanto Elly Schlein non sa più come attaccare Giorgia Meloni. E per farlo sceglie oggi di scrivere una lettera aperta a Repubblica. "Meloni mi accusa di fare propaganda, ma il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti", scrive la segretaria dem, ignorando di fatto il trionfo della premier, che è riuscita a portare Ursula von der Leyen a Lampedusa. E non solo. Perché a nessuno è sfuggito che la presidente della Commissione europea ha praticamente sposato in toto la linea del governo sulle modalità con cui si dovrà gestire questa emergenza. Nonostante questo, la leader del Pd va avanti imperterrita: "Capisco che sia nervosa oggi che Le Pen la silura da Pontida e deve applaudirsi da sola per non aver ottenuto nulla di nuovo rispetto alle politiche europee degli ultimi dieci anni, tutte focalizzate sul controllo delle frontiere e senza l’unica cosa che servirebbe all’Italia. Ovvero la redistribuzione obbligatoria delle responsabilità sull’accoglienza dignitosa tra tutti i Paesi europei. Battaglia che noi abbiamo fatto. E che la destra non ha mai avuto il coraggio di fare per non disturbare i propri alleati nazionalisti".
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