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Matteo Renzi "minaccia" Forza Italia: "Sì, voglio i loro voti"

Elisa Calessi
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«Mi dicono: “Tu vuoi prenderti i voti di Fi”. Sì, io penso che un pezzo di Forza Italia lo prendiamo... Quant’è lo 0,2, lo 0,5, l’1%? Non lo so.» Ma che la sua lista di Centro alle elezioni europee possa prendere un pezzo del partito azzurro, che scherzando chiama “Forse Italia” per i troppi (a suo dire) tentennamenti, di questo Matteo Renzi è sicuro. Punterà a Fi e anche al Pd: «Io penso che dobbiamo difendere Elly Schelin da chi l’attacca. Perché Elly è la nostra migliore alleata». Finché c’è lei, dice Renzi, si aprono praterie per i riformisti.

Chiudendo la festa di Italia Viva a Santa Severa, l’ex premier traccia il progetto per i prossimi mesi, convinto che il Centro (la sua lista alle Europee) raggiungerà lo sbarramento del 4%. Il piano è di rubare voti a destra, come a sinistra. Non a caso gli strali dell’ex rottamatore si concentrano su questi due bersagli. «Da quando non c’è più Berlusconi, Forza Italia tentenna ogni giorno sulla giustizia, basta vedere cosa sta succedendo sulle intercettazioni». E poi il decreto sulle banche. «Prima Tajani l'ha votato, poi è andato alla Versilliana a dire che non era d’accordo». «Più che Forza Italia, adesso, sembra “Forse Italia”».

 

Mentre loro sono gli eredi veri: “Siamo gli unici che possono prendere i voti di quelli che chiedono una giustizia giusta”. Bene il ministro Nordio, ma «il centrodestra avrà il coraggio di fare una riforma della giustizia garantista?». L’altro amo lo lancia su un cavallo di battaglia di Berlusconi. «Meglio fare il ponte sullo Stretto che dare il reddito di cittadinanza, creerebbe più posti di lavoro che tutti i redditi di cittadinanza messi insieme». E ancora: «Fi parte dall’8,1%», risultato che Berlusconi ottenne alle ultime europee. «Qualcuno di voi qui immagina che Fi con Tajani oggi prende l’8,1%? Se c’è, vuol dire che Tajani è in mezzo a noi. Antonio alzati e fatti vedere...». Renzi insiste: «È evidente che Fi perde un po’ a destra, in particolare verso Fdi e poi verso di qua...». E poi: «Da vent'anni che faccio politica mi dicono 'tu vuoi prendere i voti di Fi”. Voglio ricordare che quando mi candidai a sindaco di Firenze, presi i voti di Fi e vinsi...».

L’altro bersaglio (e potenziale bacino di voti) è il Pd. La lama di Renzi punta sui riformisti, cerando di far emergere le contraddizioni della loro convivenza nel Pd a guida Schlein: «Sul reddito di cittadinanza ci sono dichiarazioni di Zingaretti che dice che era una “pagliacciata”, Serracchiani faceva le battaglie in Aula. Come fanno, ora, a guardarsi allo specchio?

 

Come fate, riformisti del Pd, a essere diventati la sesta stella? Riprendetevi, tornate in voi! Non pensate che possa bastare la certezza di una ricandidatura, abbiate un po’ di dignità per voi stessi e per quello che avete combattuto». Si dice dispiaciuto del fatto che Schlein non abbia accettato l’invito a venire a Santa Severa, a confrontarsi su jobs act. «La verità è che non riescono a confrontarsi», anche se «poi si scopre che il jobs act ha fatto assumere, mentre la Cgil ha licenziato». In coda, ne ha per l’ex alleato, Carlo Calenda, e per chi (ultima Elena Bonetti) ha lasciato Italia Viva. Al primo: «Quando non è stato eletto, io l’ho fatto viceministro, ambasciatore, ministro, poi lo abbiamo sostenuto come candidato sindaco, come parlamentare europeo, non aveva le firme per candidarsi, gliele le abbiamo date noi!». Quindi la Bonetti: «Lezioni di democrazia da chi ha avuto tutto e alla prima curva se ne va, no. Dico: auguri, ma noi siamo un’altra cosa».

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