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Elly Schlein, "fatti aiutare": chi la gela dopo la festa del Pd

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"Fatti aiutare". Quella di Graziano Delrio a Elly Schlein, più che una proposta di soccorso, assomiglia e tanto a un ultimatum, se non proprio a un avviso di sfratto al Nazareno. A poche ore dalla serata finale della Festa dell'Unità di Ravenna, con la segretaria del Pd salutata dai presenti a suon di "Bella ciao" e pugni chiusi, il senatore ed ex ministro dei Trasporti, qualche anno fa indicato come un "renziano", mette il dito nella piaga dem dalle pagine di Repubblica: "Quando qualcuno se ne va, bisogna sempre porsi delle domande, non rallegrarsi o pensare semplicemente che sta sbagliando", spiega riferendosi all'esodo verso Azione di 30 esponenti del Pd ligure salutati dalla Schlein con uno sprezzante "forse avevano sbagliato indirizzo prima". 

"Certo è un errore abbandonare un grande partito popolare, che è l'unico strumento per fare le riforme e cambiare il Paese - riflette Delrio -, ma credo anche che il gruppo dirigente debba interrogarsi sul perché di questi adii e quali sono gli antidoti. Se c'è del disagio, occorre entrarci dentro e capire cosa si può fare per evitare che continui. La stessa segretaria penso si renda conto che per tenere insieme il Pd serve più ascolto dei territori, più attenzione alle diverse sensibilità e più capacità di mediazione positiva". 

 

 

 

Anche se lui non ha votato per la Schlein alle primarie, sottolinea ancora Delrio a Repubblica, "credo che tutti dobbiamo aiutarla a riformare il partito e a elaborare un progetto per il Paese. Ma ci si riesce solo se lo si fa insieme, capendo anche le ragioni degli altri e non dando l'idea che nel Pd si decide a colpi di maggioranza. Io ascolto molto le persone e sento un disagio che non vorrei si tramutasse in scelte sbagliate come è stata quella dei dirigenti liguri". 

 

 

 

"Il Pd è nato per difendere il lavoro, l'ambiente e i diritti, sta scritto nel nostro Statuto, basterebbe leggerlo - conclude -. Schlein vuole affrontare questi temi con maggiore radicalità e in discontinuità col passato, il che è legittimo. Però non si può pensare che radicalità significhi imporre le proprie idee e sensibilità. Il segretario per primo deve provare ad agire, ragionando e ascoltando, per trovare delle mediazioni positive. In cui cioè non si richiede una abiura alle convinzioni degli altri".

 

 

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