Cutro, la "censura" di Massimo Giannini: cosa "sparisce" sulla Stampa
Non diciamo che Massimo Giannini avrebbe dovuto intitolare l’edizione di ieri de La Stampa «Una strage di Unione Europea», questo no. Fare della nuova, pessima retorica all’incontrario non avrebbe annullato il primo sfondone. Epperò, se all’indomani della tragedia di Cutro sei stato così poco sabaudo da contrabbandare in prima pagina la verità apodittica «Una strage di Stato» sopra l’impietosa fotografia delle decine di bare (94 morti accertati ad ora); se ti sei presentato in qualunque anfratto televisivo a concionare frasi come «Mi sarei aspettato di più dalla Meloni. Su, smettiamola. Quando c'è gente da salvare si salva, poi discutiamo di tutto il resto»; se hai rivoltato per settimane i cadaveri degli uomini, delle donne e dei bambini contro il governo inumano e criptofascista, se hai fatto tutto questo, qualche riga in cronaca dovevi prevederla. Magari in un pezzullo nascosto a pagina 27, siamo uomini di mondo (quasi) quanto il direttore, nessuno si aspettava l’autosconfessione a sei colonne.
Però insomma, la notiziola «La perizia della Procura indica le responsabilità di Frontex», l’Agenzia europea della guardia di frontiera affiliata alla Ue, e quindi scagiona la Guardia Costiera italiana e l’esecutivo (questo non l’avremmo preteso nella titolazione, diciamo che era implicita conseguenza diretta del copia&incolla d’Ansa), da qualche parte ci saremmo aspettati di trovarla, su un giornale che ha indugiato per mesi sulla strage. Diciamo che sarebbe stato il minimo sindacale nemmeno del giornalismo (su cui del resto non amiamo dare lezioni, non siamo del circolino giusto, il loro), piuttosto della banale onestà intellettuale. «Le informazioni fornite da Frontex sulla rotta e sulla navigazione sono state molto approssimative se non fuorvianti». Così, banale cronaca asettica, niente di più, il grado zero del mestiere, ben prima delle 5 “W” anglosassoni, la mera consultazione delle agenzie di giornata.
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Abbiamo allora compulsato l’intero numero della testata torinese, dalle primissime pagine con la lenzuolata a firma Mario Draghi fino agli sport minori e alle previsioni meteo. L’abbiamo quindi fatto una seconda volta, sicuri di aver sbagliato, certi che i colleghi non fossero incorsi in un caso così smaccato di doppiopesismo logico e morale, la ferita di Cutro che si rimargina a seconda delle responsabilità, perché quelle degli irreprensibili funzionari europei non vengono buone come quelle della Marina italiana, o del governo dei bavosi sovranisti. Non stiamo esagerando, nei giorni immediatamente successivi il quotidiano ospitò un editoriale/sfuriata di Lucia Annunziata in cui, giocando un filo oscenamente con il Riccardo III di Shakespeare, si insinuava che i fantasmi dei disgraziati morti si recassero a turbare i sonni della Meloni e dei ministri. Ebbene, colleghi così creativi e così sensibili alle ragioni di quei fantasmi avranno quantomeno citato le rilevanti novità sulla loro fine, ci siamo detti. Dimostrando, ancora una volta, di non essere del circolino, perché la notizia non c’era, nemmeno alla seconda lettura.
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