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Senaldi: Eco-ansiosi malati, allora non ascoltiamoli

Pietro Senaldi
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Finalmente una buona notizia. Il professor Vittorio Lingiardi, docente di Psicologia Dinamica presso l’Università Sapienza di Roma, ieri ha vergato un dotto articolo sulla Stampa per annunciare che l’eco-ansia ormai può considerarsi una patologia, i cui effetti oscillano tra lo stress e la depressione. Ma anche il vandalismo e l’atteggiamento molesto nei confronti del prossimo, aggiungeremmo noi, pensando a quegli esagitati che imbrattano i monumenti, si cospargono urlanti il corpo di vernice color escrementi o bloccano il traffico sdraiandosi sulla strada nell’ora di punta. Ma torniamo alla scienza.

 

 

 

L’eco-ansia, ossia la situazione psicologica di chi vive nel terrore permanente della catastrofe ambientale, può far sviluppare sensi di colpa, sentimenti di lutto, incapacità di riconoscersi nel proprio ambiente, come ci informa Lingiardi. Benché non ne siano ancora chiari antefatti anamnestici e sviluppi prognostici, si può comunque ritenere una patologia, perché il malessere esiste e si contraddistingue in maniera piuttosto specifica, con tanto di potenzialità pandemiche già evidenti. A questo punto non ci resta che prenderne atto e agire di conseguenza. Se l’eco-ansia è una malattia, allora il pianto disperato di Giorgia Vasaperna di fronte al ministro dell’Ambiente , Pichetto-Fratin, non è la normalità o uno sfogo ragionevole, come invece è stato descritto, ma la manifestazione di qualcosa da curare.

 

 

 

PANICO

Insomma, il comportamento da guarire non è quello di chi si preoccupa del cambiamento climatico e si chiede come fare per limitarlo senza prendere decisioni che possono distruggere la nostra economia ma quello di chi dà i numeri perché terrorizzato. Che sia preoccupato a torto o a ragione è secondario; la cosa importante è non farsi indicare la via da chi è nel panico. Chi si farebbe operare da un chirurgo dominato dalla paura di mandare al creatore il proprio assistito o salirebbe su un autobus guidato da un conducente sotto choc per precedenti incidenti? Se l’eco-ansia è una patologia, chi ne soffre è malato e come tale va assistito, ascoltato, finanche compreso, ma non bisogna ascoltarlo quando si devono prendere decisioni serie, anche se vota e il suo consenso, facile da conquistare a parole, fa gola a molti. Una volta che il male sarà diagnosticato e comparirà sull’enciclopedia media, probabilmente avremo anche qualche effetto collaterale disdicevole, furbastri o autentici atterriti che si mettono in malattia perché fa troppo caldo o grandina più del solito. Poco male, Pantalone in Italia è abituato a mantenere fannulloni e psicolabili.

 

RAPPRESENTANZE VERDI

Quel che conta è che vengano considerati tali anche quando si devono prendere decisioni che riguardano il futuro di tutti, specie in tema di ambiente.. Da anni stipendiamo in Parlamento sparute rappresentanze di Verdi che non hanno alcuna competenza scientifica, parlano per slogan, hanno progetti che distruggerebbero la nostra economia e i risparmi degli italiani in pochi mesi e strizzano l’occhio all’incompetenza dell’elettorato, specie del più giovane, per mantenere il lavoro che si sono inventati. Se davvero l’eco-ansia è una patologia, potremmo addirittura considerare queste persone alla stregua di untori del terrore. Sono una tassa, non dei salvatori, dei Savonarola, non delle Cassandre. I talebani dell’ambiente sono persone che non stanno bene. Ora che se lo dicono tra di loro, non perdiamo l’occasione e relazioniamoci con essi come fossero le persone che sostengono di essere: gente in preda alle proprie paure, che si focalizzano sul problema ambiente ma chissà da quale meandro della loro mente arrivano. 
 

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