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Giambruno, anche Travaglio gli dà ragione: cosa spunta sul Fatto

Daniele Dell'Orco
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Se un qualunque soggetto legato direttamente o indirettamente a Giorgia Meloni, al governo di centrodestra, a chiunque non corrisponda alle prerogative di pensiero progressiste, dicesse a voce troppo alta che il nostro pianeta è tondo, la sinistra diventerebbe automaticamente terrapiattista. Ad Andrea Giambruno, che non è un politico e non è un intellettuale di destra ma ha la “macchia” di essere il compagno del presidente del Consiglio, è capitato di dire durante la trasmissione che conduce che «se eviti di ubriacarti e perdere i sensi, eviti di incorrere in determinate problematiche» come il rischio di finire tra le braccia di uno stupratore. Il virgolettato è importante perché gli attacchi immediati contro Giambruno accusato di «victim blaming», cioè di colpevolizzare la vittima di violenza sessuale anziché il carnefice, si basano sulla distorsione totale di una verità a dir poco fattuale: l’eccesso di alcol è statisticamente legato a doppio filo agli episodi di stupro. Ciò non significa sollevare gli stupratori dalle loro responsabilità morali e soprattutto penali, ma equivale, con o senza statistiche alla mano, a dire ai propri figli e alle proprie figlie che l’abuso di alcolici contribuisce ad accentuare pericoli di vario genere. Tra cui questo.

 

 

 

NEGARE L’OVVIO

Ma pur di attaccare Giambruno, e quindi la Meloni, la sinistra nega l’ovvio. Anzi no, non lo nega, ne rivendica la paternità logica. Giambruno, da genitore oltre che da essere pensante, non può permettersi di dirlo. Loro invece sì. Basta dare un occhio al Fatto Quotidiano per accorgersi dell’assurdo cortociruito. Ieri il foglio diretto da Marco Travaglio ha riservato un taglio basso al giornalista, attribuendogli un virgolettato mai pronunciato («se non ti ubriachi, non ti stuprano») e definendo «nuova perla» quella di Giambruno a riprova che qualsiasi cosa dica non va mai bene a prescindere. Ebbene, già il pezzo sconfessa il titolo perché il senso del ragionamento di Giambruno è ben diverso. Ma il Fatto non si limita a questo, e qualche pagina dopo ospita un lungo approfondimento firmato da un totem della sinistra, Giovanni Valentini (già direttore de L’Epresso e vicedirettore di Repubblica) dal titolo: «Più alcol e droghe uguale più stupri». Ma che grande scoperta!

Esattamente ciò che dice Giambruno, ma con il packaging lessicale e narrativo tipico della sinistra, quindi lecito. Valentini cita degli studi a supporto di questa strabiliante correlazione, come un dossier dello Studio legale Roberto De Vita, penalista e docente all’Accademia Ufficiali della Guardia di Finanza. Il legame, come sostengono le avvocatesse Valentina Guerrisi e Giada Caprini, si sarebbe ulteriormente acuito «nel corso della recente pandemia, a causa dell’incremento del cosiddetto “marketing dell’alcol”, a cui si è unita una sempre maggiore facilità nella reperibilità e nel consumo di sostanze stupefacenti. Questa avrebbe favorito l’insorgenza in età precoce di comportamenti che, nella maggior parte dei casi, sfociano in atti di violenza, soprattutto di tipo sessuale».

 

 

 

 

 

PAROLA AGLI ESPERTI

Ma non è tutto, perché l’alterazione, che indubbiamente contribuisce solo a rivelare la bassezza che contraddistingue uno stupratore anche da sobrio, aumenta sensibilmente anche il rischio corso dalle vittime potenziali che diventano più vulnerabili: «L’effetto delle sostanze può abbassare le inibizioni e il livello di attenzione, mettendo a rischio la capacità di riconoscere situazioni pericolose e di prendere decisioni inconsapevoli». Anche questa sembra la scoperta dell’acqua calda, e agli studi citati dagli avvocati nel loro dossier è possibile aggiungere, tra i tanti, quello del National Sexual Violence Resource Center (NSVRC) americano, che, prendendo in esame l’ambiente dei college universitari (dove si esagera spesso col “binge drinking”, cioè bere fino al blackout) ritiene che almeno il 50% delle aggressioni sessuali subite dagli studenti (ad opera di altri studenti) sia legato all’abuso di alcol. In sostanza: l’alcol rende una bestia ancora più bestia, ma allo stesso tempo può anche rendere una preda facile ancora più facile; evitare di stordirsi non equivale ad essere al sicuro ma ad avere una chance in più di salvezza. Il Fatto quindi, per attaccare Giambruno, gli dà ragione.

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