Salario minimo, “Meloni attenta”: opposizioni respinte, le distanze restano siderali
“Ciascuno mantiene la sua posizione. Palla al centro”. Viene riassunto così il vertice a Palazzo Chigi tra il governo e i leader delle opposizioni sul tema del salario minimo. Le distanze restano molto importanti, con una Giorgia Meloni che viene descritta “attenta” alle proposte degli avversari ma al tempo stesso determinata a tenere il punto: la premier ha infatti ribadito la contrarietà all’introduzione della misura, motivando le sue ragioni nel corso dell’intervento di apertura.
Dopo di lei sono intervenuti i leader delle opposizioni, che in ordine alfabetico hanno illustrato le loro proposte: il primo a parlare è quindi stato Carlo Calenda, seguito da Giuseppe Conte ed Elly Schlein. La palla è poi passata agli altri componenti del governo, ovvero i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e la ministra Marina Calderone. L’unico a non essere presente fisicamente è stato il segretario della Lega, che è intervenuto in video collegamento dalla Toscana.
Proprio Salvini ha spiegato alle opposizioni quale rischio si correrebbe adottando il salario minimo: “Il rischio è che con fissazione per legge di una quota a 9 euro si abbassino gli stipendi all’80% dei lavoratori che oggi guadagnano di più. Va bene lavorare contro contratti pirata e sfruttamento, ma col 90% dei lavoratori già coperti e tutelati da contratti nazionali, meglio concentrare gli sforzi su altro. Come col reddito di cittadinanza si rischia di alimentare il lavoro nero. Io preferisco aprire cantiere e sbloccare opere, per creare lavoro stabile e ben pagato”.