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Pd, Elly Schlein e i "due volti tv" in campo: ecco chi sono

Pietro De Leo
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C’è un dossier assai complesso che da settembre attenderà i leader di partito, quello delle elezioni europee. Al rientro dalla pausa estiva, per l’appuntamento mancheranno più o meno 9 mesi, tuttavia il percorso va costruito bene, individuando figure che uniscano rappresentatività e postura adeguata all’emiciclo di Strasburgo e Bruxelles. E questo è ancor più vero per il Pd ed Elly Schlein. Quest’ultima, infatti, nel 2024 arriverà di fronte a prove d’esame elettorali forse decisive per la sua permanenza al Nazareno, dopo le prime partite sul territorio sonoramente perse quest'anno. E non c’è solo la casella brussellese ad interessare i Dem ma anche piazze importanti come la regione Abruzzo e il Comune di Firenze.

Sicuramente l’Europarlamento è l’ostacolo principale Per questa sfida, nelle scorse settimane era trapelata l’intenzione della segretaria di schierare per ogni collegio una capolista donna. E le prime ipotesi che girano (in quanto tali, sono ovviamente sottoposte a mille cambiamenti) confermerebbero il sentiero fin qui percorso dalla leader, ovvero di un partito schierato in quel neoprogressismo alla Ocasio Cortez, ammantato di ambientalismo, femminismo ideologico ed accoglienza dogmatica sul tema dei migranti. Questa architettura programmatico -culturale, dunque, sarebbe irrobustita qualora fossero schierati i nomi che circolano in queste settimane. A partire da Cecilia Strada.

 

 

La figlia di Gino, fondatore di Emergency, oggi è operatrice umanitaria di ResQ ong italiana che, da circa due anni, svolge attività di salvataggio nel Mediterraneo. Recentemente interpellata da Oggi circa un possibile impegno diretto in politica, ha affermato: «Ho detto più volte no, oggi potrei ripensarci». Peraltro, a sottolineatura di quale sia l’alveo culturale che andrebbe a rappresentare, Strada ha speso parole favorevoli circa la corsa già annunciata, in Germania, di Carola Rackete tra le fila della Linke: «Fa bene a lottare per andare all’Europarlamento», ha detto a proposito dell’attivista che, al comando della nave Sea Watch 3, nel 2019 forzò un blocco italiano approdando a Lampedusa per far sbarcare alcuni migranti.

FEMMINISMO GRAMMATICALE
Un altro nome che potrebbe essere schierato, poi, è quello di Laura Boldrini. Attualmente deputata del Pd, da presidente della Camera, per molti aspetti preconizzò quei temi che oggi costituiscono l’architrave della proposta di Schlein, a partire da un femminismo “grammaticale” (condusse una battaglia linguistica per la declinazione dei nomi al femminile) e le porte aperte sul dossier migratorio. Altra figura che aleggia in queste settimane è quella di Lucia Annunziata. Il nome era circolato nei giorni immediatamente successivi al suo addio alla Rai, dove per tanti anni ha condotto Mezz’ora in più su Rai 3. E potrebbe essere, il suo, l’anello di congiunzione tra due generazioni del centrosinistra italiano.

 


LA DOPPIA SFIDA
Elly Schlein ha davanti a sé due sfide. La prima riguarda il risultato del partito nel suo complesso, obiettivo per il quale potrebbe essere funzionale il coinvolgimento di figure potenzialmente d’area, anche se non direttamente schierate, inclini a sostenere la causa “dall’esterno". In questo caso si starebbe guardando a Patrick Zaki, il giovane ricercatore egiziano graziato dal governo di Al Sisi per intervento dell’esecutivo italiano, ma che il Pd ha tentato, sin dal suo rientro in Italia, di portare nel proprio lido ideale. La seconda sfida è interna, e riguarda la “conta” delle preferenze tra i candidati di sua diretta emanazione e quelli dell’area di minoranza interna. Discorso ancor più valido se dovessero candidarsi, come v’è ampia possibilità, sia Stefano Bonaccini, sfidante uscito sconfitto dalla battaglia congressuale, sia Dario Nardella, che di quest’ultimo è stato coordinatore della mozione. Se Schlein dovesse dimostrare un deficit di radicamento sarebbe sicuramente un problema per il suo percorso di leadership. Al di là delle elezioni europee, gli ingranaggi cominciano a mettersi in moto anche per le sfide amministrative.

Il Corriere Fiorentino, qualche giorno fa, ha scritto di un incontro tra persone vicine alla segretaria e lo storico dell’arte Tomaso Montanari, se per un confronto sulle idee o per un coinvolgimento diretto lo si vedrà in seguito. Ed è durata una manciata di ore la suggestione di vedere il presidente della Figc Gabriele Gravina alla testa dell’alleanza Pd-5 Stelle per tentare di riconquista l’Abruzzo. A fronte del tam tam giornalistico, il diretto interessato ha smentito seccamente l’intenzione di entrare in politica, «né oggi né in futuro». 

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