Daniela Santanchè, dossier contro la pitonessa: nel mirino l'affare a Forte dei Marmi
Spunta anche il nome di Daniela Santanché tra i politici che sarebbero stati oggetto di un dossieraggio illecito. È l’ipotesi sulla quale sta indagando la Procura di Perugia, con un’inchiesta seguita da Raffaele Cantone, il procuratore capo dell'ufficio giudiziario umbro. UF201700000000385948 è il numero di protocollo di una Segnalazione di operazioni sospette. Per la precisione, quella "inoltrata da un intermediario bancario nei confronti di Carrai Marco". E che conteneva la "descrizione dell'attività sospetta" (un bonifico estero da 500mila euro sul suo conto corrente personale) e i "motivi del sospetto": importo anomali e assenza di causale.
Nell'ambito di questa "analisi" la Finanza si era imbattuta già nel 2019 nella "altrettanto anomala emissione di un assegno circolare" di 5mila euro richiesta da Carrai con beneficiaria "una neo-impresa di consulenza che vedeva come titolare effettivo e amministratore unico il senatore Matteo Renzi". Eppure negli ultimi anni, Sos e riguardanti personaggi politici sono diventate di dominio pubblico. A denunciarlo niente di meno di Guido Crosetto. Il ministro della Difesa si è mosso in seguito alla divulgazione di dati che lo riguardavano in relazione alle consulenze con Leonardo. In particolare gli 1,8 milioni di euro ricevuti tra il 2018 e il 2021 nell'ambito della sua attività professionale dal colosso pubblico dell'industria militare. Il nome della Santanchè invece è emerso per la compravendita di una villa a Forte dei Marmi, in società con la moglie del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
La compravendita ha fruttato 1 milione di guadagno in meno di un'ora. Per competenza il fascicolo, in quanto tali operazioni vengono autorizzate dalla magistratura, è stato trasmesso a Perugia. Al momento, però, non risultano autorizzazioni dai giudici. Come Carrai, Crosetto e Santanchè tra i politici al centro del dossieraggio anche Giuseppe Conte e Rocco Casalino. Il finanziere che ha ammesso gli accessi dicendo che si trattava di una pratica abituale, era addetto alla Direzione nazionale antimafia, dove non lavora più ed è indagato per accesso abusivo a sistemi informatici.