Piero Fassino, zimbello d'Italia: cedolino, come viene umiliato
Ma Piero Piero non lo sa/Che quando passa ride tutta la città/E le sartine/Dalle vetrine/Gli fan mille mossettine. Piero ha soppiantato Pippo. Piero è Piero Fassino, per il quale sul web si moltiplicano le raccolte fondi: “Un euro per Piero”, “Un aiuto a Fassino”, “Siamo tutti Piero Fassino”. Ha brandito la sua busta paga nell’aula della Camera, Piero 4.718 euro netti al mese, ha detto - e si è infuriato: «Non è uno stipendio d’oro!». Sul lordo deve anche pagarci le tasse, ha sottolineato, e alla fine del mese non è che gli rimanga così tanto. “La guerra di Piero”, cantava De André, ma parlava d’altro. Fermati Piero, fermati adesso/Lascia che il vento ti passi un po’ addosso/Dei morti in battaglia ti porti la voce/Chi diede la vita ebbe in cambio una croce. Ma se solo Fassino si fosse ricordato che oltre ai 4.718 euro ne aveva altri 3.503 di diaria, 3.690 di rimborsi spese per l’esercizio del mandato, 1.200 all’anno di spese telefoniche; avesse rammentato i 5.500 euro di inizio mandato per computer, smartphone e televisioni a schermo piatto, be’, non sarebbe entrato in panico. Forse però Piero sapeva tutto, visto che è entrato in parlamento nel ’94, e insomma, crediamo che di buste paga parlamentari se ne intenda. Sono 50 anni, tra lui e la moglie ex onorevole, che bazzicano Roma. Fassino non è un pivello, ma per gli italiani è diventato uno zimbello.
SPERNACCHIATO
Ridono tutti sui social: «Ma che razza di sinistra rappresentate, sventolando il cedolino e omettendo il resto?», gli scrive su Twitter Nicoletta, che di destra non dev’essere perché espone la bandiera Lgbt. Nicoletta poi si arrabbia: «Vergogna!». Neppure Filippo, altro utente, indossa la camicia nera: «Da parte sua un discorso miserabile e totalmente fuori luogo. Mentre la destra toglie il reddito di cittadinanza ai ceti più poveri, un esponente di sinistra sventola e difende pubblicamente un cedolino da 4.800 euro, non menzionando le indennità aggiuntive. Che smacco alla povertà. Dimissioni subito!». Non vota Meloni neanche Danio Lebowsky, che twitta: «Dimostri di essere di sinistra, faccia qualcosa di serio per fermare questo governo».
Fassino invece è una tigre nel motore dell’esecutivo. All’ex segretario dei Ds però va riconosciuto di aver mostrato ancora una volta tutta l’ipocrisia della sinistra, la gauche caviar che finge di battersi per i poveri ma dei poveri se ne frega. Elly Schlein ci pensa un po’ prima di prendere le distanze dall’ex sindaco di Torino, ma poi è costretta: «Ha parlato a titolo personale». Fassino al Tg1 tenta di difendersi, però è la toppa peggio del buco: «Ho fatto un’operazione verità. Ho detto ai miei colleghi che quello che percepiamo è lontano dalla cifre spropositate che spesso vengono comunicate». I 13.150 lordi di stipendio sono quindi una nostra invenzione.
«Schlein si dissocia? Avevo già detto che parlavo a titolo personale». Lo rifarebbe? «Sono stato ingenuo. Ho pensato che si potesse ragionare. Invece in questo Paese ormai è diventato difficile ragionare». Mondo infame! Tocca alla deputata del Pd Paola De Micheli: «Fassino è stato inopportuno, non credo che questo sia un tema per noi importante...». Cos’avrà voluto dire? Conte attacca a testa bassa: «Abbiamo emolumenti aggiuntivi che sono stati taciuti. Io avrei esibito la busta paga dei 3,5 milioni di lavoratori che guadagnano 4-5 euro all’ora». È il turno del dem Marco Furfaro: «Il nostro è uno stipendio d’oro. Dicendo di no si fomenta l’odio». Attenzione, cinguetta l’ex parlamentare dem Anna Paola Concia, che Fassino lo difende coi denti: «4.718 euro al mese non sono uno stipendio d’oro. Bene, mi prendo la responsabilità di dire che in altri Paesi guadagnano di più e quindi Fassino ha ragione. Buona serata populisti che avete distrutto la democrazia. Adiós e tanto auguri». Ha scritto «tanto». Ma Piero Piero non lo sa...