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Reddito, Tommaso Foti: "Commissione d'inchiesta, chi vogliamo smascherare"

 Tommaso Foti

Antonio Rapisarda
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Presidente Tommaso Foti, non vi convince il salario minimo per legge e da poche ore è arrivato l’sms ai 169mila percettori del reddito di cittadinanza “occupabili” con l’avviso di stop all’assegno. Nonostante ciò sembrate non temere chi minaccia una sorta di rivolta sociale. Come mai?

«Innanzitutto perché sul salario minimo abbiamo detto che si devono adeguare i contratti “pirata” a quelle che sono le più favorevoli contrattazioni collettive nazionali. Altra cosa è fissare una retribuzione oraria per legge: un errore che va a detrimento sia di coloro che oggi percepiscono meno della somma proposta sia di coloro i quali percepiscono più della stessa. Quanto al reddito di cittadinanza abbiamo sempre sostenuto che l’avremmo abolito».

In effetti i sondaggi continuano a premiarvi.
«Gli elettori condividono questa impostazione. Aggiungo una cosa per quanto riguarda il reddito di cittadinanza agli occupabili: da settembre partirà la possibilità, pagata dallo Stato, di poter svolgere della formazione professionale atta a un loro impiego».

 

 

Sul salario “povero” avete aperto al confronto.
L’opposizione vi accusa però di voler rinviare il dibattito a settembre per buttare la palla in tribuna...

«Questa opposizione dovrebbe solo vergognarsi delle argomentazioni che porta. Faccio solo un riferimento alla passata legislatura: i 5 Stelle sono stati al governo oltre 1.600 giorni e gli esponenti del Pd 1.140 giorni, ma i governi di cui hanno fatto parte non hanno mai portato in Aula un disegno di legge sul salario minimo. Forse che il lavoro povero in quegli anni non ci fosse? La realtà è un’altra: volevano talmente bene a quelli del lavoro povero che se ne sono dimenticati preferendo salvare il loro lavoro ricco, cioè la poltrona. È una nuova politica quella del Pd e dei 5 Stelle: quando governano non fanno nulla ma in compenso, quando perdono, pretendono che gli altri facciano ciò che loro non hanno fatto...».

Qual è il messaggio per quegli ex percettori che si sono scagliati per protesta contro i dipendenti dell’Inps?
«Lo stesso reddito di cittadinanza, quando è nato, è sorto come una forma di accompagnamento al lavoro, non di alternativa al lavoro.
Ecco: il nostro obiettivo è proprio riportare nel percorso del mondo del lavoro le persone che oggi ne sono escluse. Che questa impostazione sia saggia lo dimostra il fatto che oramai da mesi crollano le domande del reddito di cittadinanza e aumentano gli occupati, in particolar modo quelli a tempo indeterminato».

 


 

Pd e 5 Stelle sono pronti a cavalcare la rabbia di chi ha perso il reddito di cittadinanza.
«Penso che il Pd debba stare molto attento ad andare sulle barricate, atteso che ha votato contro il reddito di cittadinanza quando venne istituito. Quanto ai 5 Stelle, penso che anch’essi debbano stare molto attenti a ciò che dicono, avendo proclamato da un balconcino, con brindisi, la fine della povertà. Ma se oggi si parla di lavoro povero evidentemente hanno preso in giro la gente...».

Nel frattempo l’inventore del reddito grillino, l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, criticando la card sociale “Dedicata a te” ha colto l’occasione – a proposito del superamento del sussidio – per imputarvi di attaccare i poveri invece che la povertà...
«Invece di ammettere che il reddito di cittadinanza, presentato male, attuato peggio, ha fallito la sua missione, rilevandosi una mera misura assistenzialista che ha comportato enormi danni all’erario, troviamo Tridico impegnato a criticare un’ottima misura del governo come la social card che – integrata da altre misure introdotte fin dalla legge di Bilancio – aiuta le famiglie più in difficoltà. Tridico ha solo rivelato la sua militanza. Per noi non è una novità. Anche per questo chiederemo al nuovo commissario dell’Inps ulteriori verifiche per scoprire ancora chi non aveva alcun diritto a percepire il reddito di cittadinanza.
Dico di più: credo, lo dico a nome del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, che sia necessaria la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta, limitando la responsabilità a Tridico proprio per non avere consapevolmente attivato i controlli. A questo punto si comprende anche quale fu il motivo: per non far perdere consenso elettorale e personale ai suoi mandanti». 

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