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Figuraccia a sinistra: sbagliano sui colori della bandiera, la lezione di Socci

Antonio Socci
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Pur di attaccare Giorgia Meloni ieri Repubblica ha creato un caso su uno scambio di battute avvenuto durante la visita della premier al Senato degli Stati Uniti. «Il rosso, il bianco e il verde nella bandiera italiana significano qualche cosa?». Il democratico Chuck Schumer le ha posto questa domanda «a bruciapelo e dall’espressione dell’esperto politico Usa» scrive Repubblica «si coglie un pizzico di malizia». La premier, un po’ sorpresa perché una photo opportunity non era la sede per una riflessione storico-culturale, ha risposto che quei tre colori significano molte cose e tutto è finito lì. È bastato a Brando Benifei del Pd e a Giuseppe Conte del M5S per bocciare la Meloni in materia di patriottismo. Tuttavia neanche loro hanno saputo spiegare il significato di quei colori. Perché?

 

 

 

Intanto, a differenza di altre bandiere che hanno un simbolismo definito, per la nostra l’articolo 12 della nostra Costituzione dice semplicemente questo: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni». Dunque non c’è un significato simbolico che sia ufficialmente attribuito a quei colori, non c’è una versione istituzionale oltretutto da fornire in pochi secondi. Qualche maestrino ha pensato di impartire una lezione alla Meloni rimandando alla pagina dedicata al Tricolore nel sito del Quirinale. Ma in realtà lì si tratteggia una storia della bandiera, non si spiega il significato dei colori. Oltretutto vi si legge una storia sommaria, che sembra talora contraddittoria e imprecisa. Il sito afferma giustamente che la bandiera «nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797» per decisione del «Parlamento della Repubblica Cispadana», ma dimentica Zamboni e De Rolandis, i due studenti di Bologna che concepirono il tricolore nel 1794.

Aggiunge poi che «nell’Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina» lo adottarono ispirandosi «al modello francese del 1790». Ci sarebbe molto da dire su queste repubbliche vassalle dell’invasore francese e su una bandiera ricalcata su quella dell’invasore, ma subito dopo il sito si contraddice spiegando che «i colori bianco, rosso e verde» erano «fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione (lombarda): il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell’antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco) mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese». E la Repubblica Cispadana confermò quei colori nella propria bandiera.

 

 

 

Qui sarebbero state necessarie altre notizie storiche. In effetti la croce rossa su campo bianco è il simbolo sia di Milano che di Bologna. Forse derivano dalla prima crociata. Di sicuro si sa che nella battaglia di Legnano (1176) contro il Barbarossa, dove vinse la Lega Lombarda, il Carroccio di Milano inalberava un grande vessillo bianco crociato con una croce rossa (che ritroviamo anche nell’iconografia di Cristo risorto, vincitore della morte). Subito dopo quel simbolo fu adottato da varie città del Nord e già nel Duecento era lo stemma di Milano e di Bologna.

Scrive Zamboni il 16 settembre 1794: «Noi al bianco ed al rosso, colori della nostra Bologna, uniamo il verde, in segno della speranza». In effetti nella tradizione cattolica le tre virtù teologali, la Fede, La Speranza e la Carità, sono simboleggiate dal bianco, dal verde e dal rosso. La vera risposta al senatore americano sta proprio nelle radici cattoliche della nostra cultura. Il simbolismo dei tre colori è consacrato addirittura nella Divina Commedia dove Dante – quando ritrova Beatrice nell’Eden, come figura cristologica – la descrive così: «Sovra candido vel cinta d’uliva/ donna m’apparve, sotto verde manto/ vestita di color di fiamma viva» (Purg. XXX, 31-33). Bianco, rosso e verde: la fede, la speranza e la carità.

Non a caso sono anche i colori delle ghirlande dei tre gruppi della processione che accompagna Beatrice (Purg.XXIX, 84, 93, 148). Ritroviamo il simbolismo dei tre colori – riferito alle virtù teologali - anche in tre figure degli affreschi michelangioleschi della Sistina. Giosuè Carducci, che era un fervente anticlericale, ma ben conosceva Dante e la tradizione italiana, quando pronunciò, a Reggio Emilia, il 7 gennaio 1897, il discorso per il centenario della nascita del Tricolore dette a quei colori il significato dantesco delle tre virtù, sia pure in chiave patriottica: «Quei colori parlarono alle anime generose e gentili... il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi».

Così riuscì a tenere insieme la storia laico-giacobina della bandiera e il suo simbolismo cattolico, riconciliando in qualche modo tutta la storia italiana. Peraltro recentemente si sono aggiunte delle novità alla storia del Tricolore. Intanto risulta che la milizia urbana di Milano, sotto gli spagnoli, nel 1633, già indossava una divisa bianca rossa e verde. Inoltre, nel 2016, in una mostra a Onzo (Albenga), è stato esposto un dipinto sull’Assunzione al cielo di Maria, del sacerdote e pittore don Pietro Balestra, dove compare una bandiera con il tricolore, bianco rosso e verde, chiaro riferimento alle tre virtù teologali. È la prima bandiera con il tricolore che si conosca e precede di vari anni Zamboni e De Rolandis perché don Balestra morì nel 1789. Non so se il senatore americano avrebbe voluto ascoltare tutta questa ricostruzione sul significato del Tricolore, che certo non si poteva improvvisare mentre scattavano una foto ricordo. Nel Tricolore ci sono la storia d’Italia (che è complessa) e le sue radici spirituali. Non tutto si può banalizzare con una battuta da Twitter. 

 

 

 

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