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Ignazio La Russa nel mirino della sinistra: solo panzane sulle sue vacanze

Alessandro Gonzato
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Da una vacanza all’altra, su Repubblica è tutta una balla. Sarà la “balla di calore”? Pardon, la bolla. Prima la foto taroccata di Giorgia Meloni sulla spiaggia di Cala Masciola, splendida località pugliese, «Meloni di ritorno dal Consiglio Europeo e arrivata con il volo di Stato». Peccato che la foto della premier fosse di tre anni prima quando premier non era e non viaggiava sugli aerei di Stato, e che la Meloni fosse sul litorale laziale è un dettaglio. Adesso Repubblica spara sul sito, e immaginiamo anche sulla versione cartacea, la «Vacanza record, quasi 5 settimane, di La Russa&co», «un caso», aggiunge il giornale megafono della sinistra. «Record», scrive, ed è tutto un record per loro quest’estate: «Caldo record», «Pioggia record», «Record di iscritti al Pd», e tra le tre si fatica a distinguere la più verosimile. Adesso c’è il «record» di ferie dei senatori, i quali - chiariamo di certo non usciranno stressati dall’imminente agosto, e la ripresa di settembre non sarà un grande incubo per loro.

 

 

 

LE BUGIE

E però è una balla, appunto, che si tratti di un primato (33-34 giorni ipotizza Repubblica seguita a ruota da La Stampa progressista, ma come vedremo non c’è nemmeno l’ufficialità), perché è sufficiente consultare lo storico del Senato un’operazione noiosa ma non così complessa - per rendersi conto ad esempio che l’estate del 2016, con Matteo Renzi presidente del Consiglio e l’ex magistrato Pietro Grasso a presiedere l’assemblea di Palazzo Madama - i senatori avevano salutato Roma il 4 agosto ed erano rientrati il 13 settembre, 41 giorni di ferie, più o meno una settimana in più rispetto a quanto ipotizzato dai giornali dem.
Anche l’anno prima, sempre con Renzi premier, in Senato le vacanze erano cominciate il 5 agosto e si erano concluse di nuovo il 13 settembre, un giorno in meno, quindi 40. E l’estate del 2017, che senz’altro sarà stata «record» per le temperature, le «zanzare» e altre torture? Ancora Pietro Grasso, il magistrato Grasso, l’instancabile Grasso, aveva ordinato lo sciogliete le righe il 2 agosto, e la truppa senatoriale era tornata a timbrare il 12 settembre, per un totale di 41 giorni. È vero soltanto che quest’anno i deputati lavoreranno una settimana in più dei colleghi, nemmno loro saranno ai lavori forzati, ma è almeno doveroso riportare le cose per come sono e non per come vengono più comode. Ha gioco facile dunque l’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, a dire che di record non c’è proprio nulla stavolta: «A parte l’anno scorso, quando le Camere erano sciolte in vista delle elezioni, la pausa estiva del Senato ha avuto sempre più o meno la stessa durata».

 

 

 

I FATTI

Inoltre, trapela da fonti di Palazzo Madama, «a oggi ancora non si è nemmeno ipotizzata la data di ripresa dei lavori dopo la pausa estiva. La decisione verrà presa soltanto nell’ultima riunione dei presidenti di gruppo». E infatti Repubblica poi lo scrive anche: «La ripresa dei lavori? Non è ancora stata stabilita, ma è certo che non arriverà prima del 5 settembre. A stabilirlo sarà la conferenza dei capigruppo». E allora? Allora dal 2015 il Senato non ha mai ripreso l’attività prima del 5 settembre: la volta che l’ha fatto prima è stato nel 2021, il giorno 7, con la presidente Maria Alberti Casellati, Forza Italia. Niente. Repubblica: «Il Senato si produce in ferie extra-large», e siamo d’accordo, perché nessun italiano o quasi può permettersi il lusso di staccare per un mese di fila, e però è del tutto evidente che è solo l’ultimo dei tentativi di colpire La Russa in un momento già delicato, ma per questioni private, quelle che riguardano il figlio minore. Restiamo in attesa della prossima balla di calore.

 

 

 

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