Zaki in piazza a Bologna? Il sindaco Pd sul palco, Schlein dietro le quinte
Non voleva una passerella politica, Patrick Zaki, e per questo ha rifiutato il ritorno in Italia in volo di Stato, anche per non fare un assist al governo di centrodestra e alla premier Giorgia Meloni che hanno lavorato per liberarlo, una volta per tutte. Ma la passerella politica l'ha, più o meno volontariamente, concessa al centrosinistra. Lo studente italiano, dopo la grazia ottenuta dal presidente Al Sisi per intercessione delle autorità italiane, è atterrato domenica a Malpensa e si è poi recato a Bologna, la città dove ha studiato, per un "bagno di folla" in piazza Maggiore. Insieme a lui, ad abbracciarlo e ad ascoltarlo, anche il sindaco Pd Matteo Lepore e la segretaria dem Elly Schlein. E forse non è un caso.
"Ora è una libertà piena, non parziale. Ed è quello che volevo, perché è un mio diritto. Non voglio perderlo e lotterò per questo come ho fatto dal primo giorno", ha spiegato Zaki durante la conferenza stampa in Rettorato a Bologna. "Il momento peggiore è stato quando sono stato arrestato - ricorda - e poi quando è arrivato il verdetto finale. Ma ora sono qui a Bologna, ho ricevuto il mio titolo di studio e voglio ripartire con la mia carriera di ricercatore e difensore dei diritti umani". Qualcosa di "sbagliato, di brutto, può sempre succedere, qualche rischio per i miei diritti a causa della mia carriera", continua, ma ora "sono libero" e con il desiderio di guardare avanti: "Ora vorrei fare qualcosa per Bologna e per i diritti umani in Italia".
"Come tutti i cittadini e le cittadine bolognesi avevo piacere di venire ad ascoltare il saluto di Patrick in questa piazza importante, la prima in cui ci siamo mobilitati il giorno stesso in cui è stato arrestato", sono le parole della Schlein, che ha seguito il saluto dello studente egiziano dalla platea del cinema in piazza insieme a Roberto Morgantini, fondatore delle cucine popolari. Non è salita sul palco, a differenza del collega di partito Lepore, primo cittadino bolognese: "Tante volte ci siamo trovati qui per chiedere la liberazione di Patrick. Tra qualche giorno toglieremo con lui lo striscione da Palazzo d'Accursio. Di fianco ci sono quelli per le donne iraniane, per Giulio Regeni e la bandiera della pace. Porteremo avanti queste battaglie, perché per noi Bologna è questo. Bologna non lascia indietro nessuno - ha concluso il sindaco- spesso i cittadini bolognesi non sono nati qui, ma hanno scelto Bologna perché è una città di libertà".