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Antonio Tajani, scippo alla Schlein? "Pronti ad accogliere i delusi del Pd"

Hoara Borselli
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«Per me Silvio Berlusconi è stato un padre un maestro un amico un fratello una guida politica, l’uomo dal quale i n trent’annidi vicinanza ho imparato tantissime cose non solo in politica ma soprattutto nel rapporto con gli altri». Dice così, Antonio Tajani, a proposito del suo nuovo impegno alla guida del partito che Berlusconi fondò quasi trent’anni fa.

 

 

 

Non le pesa questa eredità? 
«Prendere l’eredità di Berlusconi è una cosa difficilissima perché non può esistere nessun erede vero di Berlusconi in politica. Quello che noi possiamo fare è rilanciare una forza politica che possa trasformare in realtà i suoi sogni: le grandi riforme liberali. Io penso di poter svolgere un lavoro che permetta di far vivere il suo progetto politico. I grandi leader non finiscono con la fine della loro vita terrena. Lasciano una missione e Berlusconi da grande leader l’ha lasciata e noi vogliamo portarla avanti».
Usa il noi e non l’io... 
«Forza Italia non è un singolo. È una grande squadra fatta da parlamentari, da tanti sindaci, consiglieri comunali, da 5 presidenti di regione, ma anche milioni di elettori. Il mio compito è quello di coordinare il lavoro di tutti per cercare di allargarne i confini».
E come? 
«Io penso che Forza Italia oggi debba essere la pietra angolare del sistema politico italiano. Deve essere la dimora dei garantisti, dei riformisti dei liberali, degli europeisti, degli atlantisti ed essere un punto di riferimento per tutti coloro che oggi cercano una dimora stabile. Anche elettori ex democristiani, ex socialisti che hanno votato il partito democratico ma oggi non si fidano più di quel partito perché vedono che è diventato una sorta di blog del Movimento 5 stelle, e allora cercano di trovare un luogo politico diverso, un progetto. Noi glielo dobbiamo offrire».
Siete quel centro che manca? 
«Ha presente il ruolo che svolgeva un tempo la Democrazia Cristiana durante gli anni della prima repubblica? Chiaramente le cose sono cambiate , non siamo la stessa cosa, ma vogliamo essere l’alternativa alla sinistra. Come cantava Battiato, vogliamo essere il centro di gravità permanente della politica italiana».
Berlusconi ha dimostrato negli anni di riporre in lei una grandissima fiducia e stima. Cosa le ha sempre riconosciuto come qualità determinante? 
«Non so se possa essere o meno una qualità determinante però mi diceva sempre “Non sbagli mai una dichiarazione” . La cosa che credo abbia apprezzato sempre di me è stata la lealtà nel lavoro. Non ho mai cercato le poltrone, non ho mai cercato i posti».
Però di carriera ne ha fatta. 
«Sono molto soddisfatto di tutto quello che ho ottenuto in questi anni. Ma Berlusconi sapeva che lo facevo per passione e non per interesse. Non a caso abbiamo voluto mettere sullo sfondo del Consiglio Nazionale il suo motto “Chi ci crede combatte; chi ci crede supera tutti gli ostacoli; chi ci crede vince”».
Cosa pensa di quella politica dell’uno vale uno? 
«Uno vale uno quando si parte e poi quando si va incontro al Padreterno. Durante la vita io credo nel valore della meritocrazia. Chi si impegna viene premiato».

 

 

 


L’Italia con Berlusconi contava fuori dai confini nazionali. Sente che oggi con questo governo stiamo tornando a riconquistare quella credibilità che sembrava persa negli anni? 
«Sì. Siamo tornati protagonisti nei Balcani, protagonisti nel continente africano anche dopo il risultato ottenuto dalla premier Meloni in Tunisia. Sembrava quasi impossibile quando abbiamo iniziato e siamo riusciti a convincere tutti che la soluzione del problema in Tunisia è fondamentale. Nei Balcani l’Italia non era più convocata ed ora siamo tornati protagonisti.
Dall’Europa e dagli Stati Uniti gli attestati di credito sono tantissimi».
L’Italia vale più di quel che sembra a noi? 
«Non dimentichiamo che siamo il secondo paese di manufatturieri in Europa, siamo nel G7. Tante volte noi abbiamo un giudizio di noi stessi molto più severo e negativo di quanto non ci sia in giro per il mondo. Da quando sono Ministro degli Esteri noto che c’è una grande considerazione dell’Italia e noi abbiamo il dovere di non perdere questa occasione».
In molti le riconoscono una dote che è fondamentale per un politico, cioè il fiuto per i problemi concreti. Fin da quando lei era commissario all’industria insisteva sui necessari investimenti nel Maghreb dove gode di un’ottima considerazione. 
«Ieri come oggi penso che se noi vogliamo risolvere i problemi legati all’immigrazione dobbiamo risolverli a monte. Oltre gli accordi bilaterali con i paesi da cui partono i flussi migratori dobbiamo impegnarci sulla crescita di tutto il continente africano. Certo il Maghreb è molto importante ma lo è anche tutto il continente Subsahhariano. Teniamo presente che nel 2050 ci saranno quasi tre miliardi di abitanti in Africa. Se noi non affrontiamo e risolviamo il problema del cambiamento climatico, della guerra al terrorismo alle malattie alla povertà, avremmo flussi migratori che quelli di oggi al confronto, nonostante si registrino numeri altissimi, non sono nulla. Benissimo il così detto Piano Mattei che il governo sta mettendo in campo. Anche se credo serva un vero e proprio Piano Marshall perché tutta l’Europa, e anche gli Stati Uniti, devono essere ancora più impegnati. Non possiamo lasciare l’Africa nelle mani di neo colonizzatori. Dobbiamo guardare all’Africa non con l’occhio europeo da neo colonizzatore ma con gli occhiali degli africani».

 

 

 


Vice presidente Ppe in Europa, fra poco Europee. Che tipo di governo per l’Europa di domani?
«L’ideale sarebbe avere un governo europea formato da una maggioranza popolare liberali conservatori. Una maggioranza che si può anche allargare alla Lega ma non si può allargare all’estrema destra e alla Le Pen perché nessuno vuole fare accordi con forze politiche che sono antieuropee. Cioè io non mi posso sposare una persona che è contraria al matrimonio». Lei da sempre contro i provvedimenti europei di Timmerman e non ha mai fatto mistero nel criticare gran parte delle sue scelte.
«Io ho sempre votato contro quando ero parlamentare europeo e sono contro ancora adesso. Io non condivido la visione ideologica che sembra frutto di una nuova religione panteistica che pone l’ambiente al centro di tutto come se l’uomo non esistesse».
La lotta al cambiamento climatico va assolutamente fatta, io non sono un negazionista ma vanno tenuti conto i risultati raggiungibili. Quando c’è una proposta che punta a bloccare la produzione di tutti i motori endotermici entro il 2035 e porta alla disoccuppazione di 75 mila persone nel nostro paese mi preoccupo dei lavoratori. 
«Le voglio raccontare questo: Ursula Von Der Lyen è stata nominata presidente della Commissione europea per impedire che il presidente della commissione europea divenisse Timmerman. Immaginate che guai si sarebbero creati alla nostra economia. Io sono stato fra coloro che ha impedito l’accordo che avrebbe voluto portare Timmerman alla commissione europea chiedendo di bloccare Conte che aveva già dato il suo via libera alla nomina. Quindi Ursula Von der Lyen fu votata anche con i voti di molti conservatori che volevano impedire che ciò accadesse. Ovvio che votarono anche i socialisti e ci fu un accordo, ma questo fu necessario per scongiurare una deriva ideologizzata nelle mani di Timmerman. Questo glielo dico per spiegare bene cosa è la maggioranza Ursula».
Farete il congresso prima delle Europee?
«La mia idea è quella di fare assolutamente il congresso prima delle europee. Necessito però del mandato dalla segreteria nazionale del comitato di presidenza di FI. Non dobbiamo perdere tempo dobbiamo mobilitarci tutti e dobbiamo lavorare per un congresso che sia una fucina di idee, confronti, dibattiti politici. Di aggregazione per portare Forza Italia ad essere la dimora di tutti i moderati». 

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