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Salvini, pace fiscale? Governo in ordine sparso: FdI, la frenata

 Matteo Salvini

Michele Zaccardi
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Più che la volontà, mancano i soldi. Anche se, con la rottamazione quater in corso, tra i ranghi della maggioranza (e del governo) la proposta avanzata da Matteo Salvini qualche perplessità la suscita. Niente di grave, sia chiaro. Tuttavia, dopo le esternazioni del leader della Lega, che sabato aveva parlato di «una grande e definitiva pace fiscale» per le cartelle sotto i 30mila euro, ieri si sono moltiplicati i distinguo, sia pure ovattati, ai piani alti dell’esecutivo. «Il ministro Salvini ha espresso il suo pensiero, io penso che sul tema della rottamazione si stia facendo un lavoro importante» ha dichiarato Paolo Zangrillo.
Richiamandosi al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, il ministro della Pubblica Amministrazione ha detto che «la prima regola è che le imposte vanno pagate».

Poi, certo, come da programma di governo, bisogna «semplificare il nostro sistema fiscale per renderlo sempre più vicino anche alle esigenze dei nostri cittadini».

 

 

PRIMI PASSI - Antonio Tajani ha detto invece di essere d’accordo con Salvini. «Siamo sempre stati favorevoli a una pace fiscale» ha dichiarato il ministro degli Esteri, aggiungendo che, nella delega approdata ieri al Senato, «c’è già un primo passo in questa direzione». «Forse si può fare di più», ma tutto dipenderà dalle «disponibilità nelle casse dello Stato». Ma che l’ipotesi ventilata dal leader leghista sia stata accolta con freddezza alcuni settori della maggioranza lo conferma a Libero il presidente della commissione Finanze alla Camera, Marco Osnato: «Salvini ha espresso una sua idea in modo un po’ estemporaneo, ma c’è una rottamazione e la delega fiscale che è già stata licenziata dalla Camera». Maggioranza spaccata? «Per niente» assicura l’esponente di Fratelli d’Italia, «non vorrei però che passasse il messaggio che questo governo non ha fatto niente su questo fronte, visto che, nei fatti, è l’esecutivo che ha fatto più di tutti». Ma il riferimento alla rottamazione non è casuale. Prima di intervenire di nuovo, occorre valutare bene le conseguenze della precedente tregua con l’Erario, i cui termini sono scaduti il 30 giugno mentre i versamenti arriveranno a partire da ottobre.

Quello che si vuole evitare, insomma, è che i contribuenti, invogliati da condoni futuri, diano forfait quando dovranno pagare le rate in autunno. Non a caso sul Corriere della Sera, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato che «è importante» che il processo della rottamazione quater «si svolga serenamente». Per questo ci vuole prudenza. La stessa che richiama anche Osnato. «Capisco l’attenzione verso i cittadini in difficoltà, ma siamo consapevoli che la congiuntura internazionale è complicata e quindi sarei un po’ più prudente». Che poi il punto sia quello delle risorse è quasi un’ovvietà. «Come coalizione» aggiunge il deputato «ci siamo dati delle priorità ben chiare e precise: purtroppo i soldi non sono infinti, procederei quindi un passo alla volta. Anche perché c’è già molta carne al fuoco».

 

Ma ad aprire alla possibilità di una pace fiscale è stato anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. «Al nostro Paese serve una grande riforma» ha detto «e se lungo il percorso fosse necessario intervenire per chiudere dei pregressi si potrebbe anche valutare un condono, guardando però ai suoi contenuti». Parole che hanno scatenato la reazione scomposta delle opposizioni, con il portavoce di Europa Verde, il deputato Angelo Bonelli, che è arrivato a dire che «siamo di fronte al governo eversivo degli evasori».

Mentre il capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia ha affermato che l’esecutivo ha portato «all’umiliazione degli italiani che pagano le tasse».

OPPOSIZIONE - D’altronde, l’opposizione ha avuto buon gioco ad attaccare il governo strumentalizzando le dichiarazioni del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini: «Il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno». Pagare le tasse, ha aggiunto, «è un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che, e sono la stragrande maggioranza, le tasse anno dopo anno le pagano e le hanno pagate sempre fino all'ultimo centesimo, anche a costo di sacrifici». Ma sempre ieri Leo, intervenendo a un convegno di Assolombarda, è tornato sul tema. E ha ricordato che, in realtà, una «tregua fiscale» esiste già ed è appunto la rottamazione (oltre ad alcune misure minori). Il viceministro ha poi spiegato che i provvedimenti in vigore sono «tutto sono fuorché condono» perché «l’imposta dev’essere pagata integralmente», mentre chi aderisce può godere solo dello sconto delle sanzioni. Che in Italia, «hanno assunto dei livelli sproporzionati, oltre al 240%, mentre negli altri Paesi europei non superano il 60%». Di sicuro, per ora, c’è che la pace fiscale non entrerà nella delega, per non far ripartire l’iter da capo. Se ne riparlerà, risorse permettendo, forse in legge di bilancio. 

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