Marina Berlusconi, "neppure davanti al cimitero? Ha ragione": pera demolisce le toghe
Marcello Pera si schiera dalla parte di Marina Berlusconi. La sua dichiarazione, dice il senatore di Fratelli d'Italia in una intervista a Il Giornale, "un atto di umana pietà di fronte al quale tutti si devono inchinare", quella lettera è "un fatto che richiama la politica alle sue responsabilità" perché "Marina Berlusconi parla di patologie e aberrazioni della giustizia, di attentato alla civiltà giuridica. Il fenomeno, quindi, è di carattere politico-istituzionale. Bisogna chiedersi: quanto dura e quando si ferma un’indagine? Non si ferma neppure di fronte al cancello di un cimitero?", prosegue l'ex presidente del Senato: "Se dopo quasi 30 anni non si trova nessun atto di accusa provato davanti a un giudice, è lecito chiedersi se l’indagine persegue la giustizia oppure alimenta soltanto i giornali?".
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Il fatto è che "ci sono varie e palesi storture" nel sisitema giudiziario, osserva Pera. "La prima riguarda l’avviso di garanzia che, come sostiene Marina Berlusconi, garantisce solo i giornali e non l’imputato. La seconda riguarda l’uso di indiscrezioni o di dichiarazioni di personaggi fatte fuori dall’Aula e mai davanti a un giudice. Una stortura, questa, che serve solo a far proseguire le indagini". Un’altra stortura poi, sottolinea il senatore, "riguarda le accuse mosse a un imputato che hanno tutto l’aspetto di una narrazione storica. Quando si dice che gli attentati preparavano il campo a Forza Italia si racconta un fatto storico privo di qualunque supporto e palesemente falso per milioni di italiani. Ora, su queste storture, deve intervenire la politica. Con tutto l’equilibro e il confronto che occorre, ma l’intervento è necessario".
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Ora va portata avanti e sostenuta l'agenda Nordio. "Deve arrivare in Aula e va esaminata come si fa con ogni importante riforma, però, penso che questa non sia sufficiente. Una vera riforma della giustizia, infatti, non si attua per via ordinaria, ma tramite modifiche di tipo costituzionale". "Anzitutto, il Consiglio Superiore della Magistratura deve cambiare la composizione, la natura e i suoi scopi e, per farlo, è necessario toccare la Costituzione. Stessa cosa bisogna fare anche per i giudizi sulle attività deviate dei magistrati che non possono essere affidati a una sezione del Csm. È necessario creare un’Alta Corte di giustizia che valuti i comportamenti dei magistrati", conclude Pera.