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Caldo, per i Verdi è colpa del governo? I dati che smentiscono gli ambientalisti

Daniele Dell'Orco
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Fa caldo, governo ladro. Giorgia Meloni, che nel corso della sua carriera politica è stata dipinta in diecimila modi, in queste ore si sta travestendo nientemeno che da Caronte. La sinistra, infatti, si diverte ad addossare al premier le colpe dell’ondata di clima torrido che si sta abbattendo sull’Italia (ma anche su Spagna e Grecia, ad essere corretti). I Verdi, con Angelo Bonelli in prima fila, definiscono il governo «negazionista del clima» e la Meloni colpevole di fare «campagna elettorale per il candidato di VOX nelle elezioni politiche spagnole, contro il cosiddetto “fondamentalismo ecologico” del modello progressista, che secondo Meloni sarebbero ultrà. Ma è lei - prosegue- «che continua a non dare ascolto agli allarmi degli scienziati internazionali che ripetono da anni che i governi devono applicare politiche sul clima. La verità è che proprio la Meloni si propone come ultrà a capo dei negazionisti climatici con un Piano Climatico che vuole trasformare l’Italia in un hub del gas investendo in strutture che ci inchioderanno alle fonti fossili (che sono le principali responsabili del cambiamento climatico) per i prossimi trent’anni, anziché puntare sulle energie rinnovabili».

 

 


È vero che il governo, che si è insediato da 10 mesi e non da 10 anni, sta proponendo l’Italia come snodo energetico di tutta Europa, ma è anche vero che lo fa in risposta alla guerra in Ucraina e alle necessità ancora legate al fossile che non sono solo italiane ma di tutti. Almeno nell’immediato. Per il resto, l’Italia è tutt’altro che un Paese negazionista. Anzi. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso i gas serra in Italia sono scesi del 6,6% a fronte di un aumento del Pil dell’1%. Meglio di noi in Europa soltanto la Lettonia (-6,8% e +1,2%), la Slovacchia (-6,9% e +1,2%), l’Olanda (-9,9% e +3,2%) e la Slovenia (-15,3% e +0,2%). Gli sforzi da compiere specie per ridurre il livello di polveri sottili sono molti, ma la direzione è giusta nonostante le contingenze geopolitiche che non c’erano quando, nel 2014 (Renzi) e nel 2020 (Conte2), Bruxelles aprì procedure d’infrazione contro l’Italia per gli scarsi risultati in questo campo. Ma la Meloni al governo non c’era e quindi per i Verdi era tutto ok. Il Belpaese comunque il suo lo sta facendo.

 

 

È il Paese UE che ricicla più rifiuti (80%) trasformandoli in nuove materie prime con conseguente risparmio di emissioni, e ad oggi produce quasi il 40% dell’energia elettrica con fonti pulite e rinnovabili. Negli ultimi anni, inoltre, l’Italia si è posizionata al quarto posto in UE per brevetti green presentati: il 4%, al pari della Spagna. Altro dato che andrebbe considerato insieme a quello della qualità dell’aria è quello che riguarda la superficie verde: il 38% di quella nazionale è coperta da boschi e l’Italia è al secondo posto tra i grandi Paesi europei per copertura forestale. Tutti dati che alla sinistra non piacciono, odi cui attribuisce i meriti ai governi precedenti. L’afa di quest’estate, invece, è colpa della Meloni. 

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