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Soumahoro, crociata contro i poveri: "Meloni favorisce i supermercati"

Alessandro Gonzato
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Il Soumahoro paladino dei poveri è contro gli aiuti ai poveri. Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Philippe Noiret, il Perozzi, Amici Miei. Nonne sono rimasti molti a Soumahoro da quando è scoppiata la grana della suocera e della moglie indagate per le cooperative di famiglia, e infatti quando lui parla alla Camera gli onorevoli colleghi, spietati, si tuffano fuori dall’inquadratura. Però il deputato del gruppo (fritto) Misto saltato nella paranza dei deputati senza partito da quando i Verdi e la Sinistra di Bonelli e Fratoianni l’hanno scaricato, di fantasia ne ha da vendere. Non parliamo dell’intuito...

GLI «INGANNI» - Soumahoro ripudia la social card, la tessera che da martedì regalerà una tantum 382 euro alle famiglie con Isee inferiore a 15mila euro, platea da cui sono escluse alcune categorie, ma ora non è questo il punto. Soumahoro ritiene la cifra troppo bassa? No, sarebbe banale, indegno dell’estro del deputato che ha esordito a Montecitorio con gli stivali di gomma sporchi di fango e un ex socio della Lega Braccianti glieli ha chiesti indietro, «ridammeli, mi servono per lavorare». Sentitelo, Soumaohro: «Ancora una volta il governo Meloni inganna i cittadini». E come? Diccelo, Abou. «L’inganno questa volta viene adoperato», dice così, «attraverso la social card». Spiegaci, Abou. «La social card sarebbe una disponibilità di 382, 50 centesimi all’anno per un milione e 300mila persone». Beh, una famiglia di tre persone ci fa la spesa per un mese, non male. No, invece è male. «L’inganno, adesso provo a spiegarvi l’inganno». Vai, spiegacelo.

 

 

«In primo luogo è un inganno perché viene premiata ancora una volta la grande distribuzione organizzata, i giganti del cibo, proprio coloro i quali da anni continuano a imporre i prezzi dei prodotti ai contadini che a loro volta per comprimere, per avere margine di guadagno, in alcuni casi e non per giustificare uno sfruttamento vanno a ridurre margini di diritti per quanto attiene ai braccianti. Questo è il primo inganno». Quindi la Meloni non doveva dare i soldi a chi fatica a mettere insieme pane e companatico perché va a comprarli al supermercato sotto casa o vicino al lavoro e non dal casaro in campagna? I contadini meritano rispetto, e infatti Libero si batte contro le euro-fregature che li danneggiano. Cos’ha fatto in 9 mesi di parlamento a 12mila euro al mese l’onorevole Soumahoro?

Abou spiega poi il secondo «inganno», ossia che il bonus non è per tutti, ad esempio per chi già riceve il reddito di cittadinanza, e Soumahoro si inalbera perché è stato ridotto il sussidio che da quando è stato ridotto sono cresciuti i posti di lavoro. Abou è comunque in degna compagnia. Massimo Gramellini sul Corriere che sfotte la “Lollodieta” - il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida- e polemizza perché con la card puoi comprare l’olio d’oliva «ma niente da fare per quello di mais»; «la sogliola e la triglia sguazzano nell’elenco alla voce “pescato fresco” ma i bastoncini di pesce surgelato risultano dispersi».

La Stampa titola “Se dal pesce al miele la Social card ti dice cosa devi mangiare”. Alla stampa progressista non piace che la tessera includa solo i beni di prima necessità, vorrebbe il caviale. La sinistra ironizza sulle famiglie in difficoltà.

 

 

GLI SFOTTÒ - L’attacco di Maria Cecilia Guerra (Pd) è «caffè tè e camomilla ma non tisane, miele naturale ma non marmellate». E poi, rullo di tamburi... «Mai il paternalismo di Stato (sei povero? decido io quel che è bene per te) si era spinto a tanto». Repubblica ci va a nozze. Per la capo dem Elly Schlein «la misura è escludente», non si riferisce alle tisane ma alle persone che non ne avranno diritto. Elly dice che «la politica deve conoscere la povertà», ma non si offre volontaria. Lollobrigida ha provato a far capire che nella card sono compresi «quasi tutti i prodotti alimentari», ma il tentativo è vano. Attacchi anche dalla deputata grillina Chiara Appendino. Strana comunque l’avversione di Soumahoro al bonus dato che prima di sbarcare a Roma dichiarava 9mila euro all’anno e dunque gli avrebbe fatto comodo. Ha estro ma non velocità d’azione: per lamentarsi della card ha impiegato due giorni, come per il video allo scoppio dello scandalo sulle coop di famiglia. Mani giunte, lacrime finte: «Mi dite cosa viho fatto? Mi volete morto... La montagna di fango non seppellirà le mie idee». No, la preghiamo onorevole. Non ci privi del suo genio.

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