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Daniela Santanchè fa impazzire la sinistra: "Vedo che su alcuni giornali..."

Tommaso Montesano
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Braccata, inseguita dai cronisti “armati” di microfoni, taccuini e telecamere durante il tragitto che la porta sul palco dell’assemblea annuale di Confagricoltura - nel palazzo della Cancelleria, a Roma – Daniela Santanchè non molla e contrattacca annunciando nuove querele. «Non faccio dichiarazioni, non parlo e non partecipo a processi mediatici», premette il ministro del Turismo appena appare davanti all’ingresso. Parole che non servono a scoraggiare i giornalisti che l’aspettano al varco, pronti a tempestarla di domande dopo le rivelazioni del Fatto Quotidiano sulla sua possibile conoscenza, dal 27 marzo scorso, dell’apertura di un’indagine della procura di Milano a carico di Visibilia srl, società a lei riconducibile.

«Ci sono documenti che smentiscono la sua informativa in Senato, lei ha mentito in Senato», incalzano i cronisti sulle scale. Il ministro anticipa quello che dirà di lì a poco rispondendo a una domanda di Laura Cannavò, volto di Mediaset che modera il dibattito sul “sistema Paese”: «Non partecipo a processi mediatici, come tutti i cittadini mi difendo in tribunale. Continuate a scrivere quello che volete, mi arricchirò...».

 

Un riferimento alla nuova denuncia in arrivo per il giornale diretto da Marco Travaglio: «Sarà querelato questa mattina». Poi, sul palco, inevitabile, arriva la domanda sul suo possibile passo indietro da ministro. Ipotesi che Santanchè continua a non prendere in considerazione: «Non capisco per quale motivo. Oggi (ieri, ndr), in questo momento in cui sto parlando, non ho ancora ricevuto alcun avviso di garanzia. Alcuni giornali scrivono delle grandi bugie e per questo faremo la nostra querela e chiederemo il nostro risarcimento danni. Sono assolutamente tranquilla». Altro che dimissioni, insomma: «Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura se non fai niente di male. Io vado avanti». A riprova c’è la conferma degli impegni delle prossime due settimane, anche se qualcuno giura che anche dentro Fratelli d’Italia stia crescendo l’insofferenza per lo stillicidio di indiscrezioni (l’ultimo faro della procura di Milano è stato acceso sulla compravendita di una villa in Versilia).

Poi la dichiarazione che conferma d’intesa con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che due giorni fa ha definito quella che riguarda Santanchè una questione «extrapolitica» quale sia la sua linea di difesa: separare la vicenda giudiziaria dal suo lavoro nel governo: «Nessuno mi ha mai accusato nelle mie funzioni di ministro». Il titolare del Turismo si dice «assolutamente tranquilla. Tante sono le cose da fare. Andremo avanti. Io poi sono un cittadino, non partecipo ai processi mediatici, mi difendo nei tribunali». E a questo proposito rivela, controvoglia («non volevo parlarne...»), che «sui tribunali sto andando molto bene. Ho già portato a casa due desistenze». 

Alla stampa lancia il guanto di sfida: «Non ho alcun imbarazzo. Anzi dico ai giornali: bene la libertà di stampa, scrivete quello che volete. Poi ci sarà qualcuno che dirà se le cose erano vere o se erano false. Mi auguro tra qualche annodi avere un bel gruzzoletto del mio risarcimento danni. Potrò magari aiutare qualcuno che ha più bisogno di me». Intanto le opposizioni insistono. I senatori del M5s, partito che continua a chiedere la «calendarizzazione della sfiducia», definiscono Santanchè «una mentitrice seriale, Meloni le dica di lasciare». «Se resta al governo», rincarala dose l’alleanza Verdi-Sinistra, -«è un’offesa alla Costituzione».

 

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