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Pd e M5s fanno tornare i vitalizi: il voto e l'ultimo scandalo

Fabio Rubini
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La misura della disperazione nella quale versa l’opposizione al governo Meloni sta tutta nella vicenda che andiamo a raccontarvi. Ieri era in programma la seduta del Consiglio di Garanzia del Senato, che aveva all’ordine del giorno una delibera che prevedeva il ripristino dei vitalizi tagliati agli ex senatori.
Una vicenda che risale al 2012, quando per adeguarsi alla riforma pensionistica, venne deciso di applicare anche ai parlamentari il sistema contributivo e non più retributivo. Ebbene, ieri al Consiglio di garanzia la delibera è passata scatenando l’ira dei Cinquestelle, che sul taglio dei vitalizi ci hanno costruito più di una carriera politica.

Una volta saputo dell’esito della seduta si è scatenata la gogna grillina. Il più lesto a salire sul carro degli indignati è stato l’ex premier Giuseppe Conte, che nel commentare il provvedimento ha fatto anche il brillante: «Misure contro il carovita, l’aumento di mutui e degli affitti? Macché, i patrioti di Giorgia Meloni evidentemente hanno altre priorità: il ripristino dei privilegi per i parlamentari» e ricorda come è stato il Movimento «ad abolire i vitalizzi nel 2018». Alle parole del capopopolo sono seguiti una serie di interventi più o meno scomposti dello stesso tenore. «Sdegno», «vergogna», «colpi di mano» e chi più ne ha più ne metta.

 

 

 

GAMBE CORTE

Le bugie, però, hanno le gambe corte e mano a mano che questa vicenda rimbalzava su siti e agenzie, anche i suoi contorni andavano chiarendosi, svelando una realtà piuttosto imbarazzante per Conte e i suoi grillini. Già, perché voti alla mano, la famigerata delibera è passata nonostante i “no” di Fratelli d’Italia e Lega con Alberto Balboni e Pasquale Pepe e beffa delle beffe - con il voto favorevole dell’ex grillino Ugo Grassi al cui “sì” si è unito quello dell’ex senatore di Forza Italia Luigi Vitali. A decidere, nei fatti, è stata l’astensione dell’esponente del Pd, Valeria Valente. Altro che i “patrioti” della Meloni... A svelare l’arcano è stato proprio Balboni: «Conte prima di parlare s’informi. Le votazioni sono andate al contrario di quello che dice lui.
La delibera, anzi, è passata con il voto decisivo del cosiddetto “campo largo”. Aspetto le scure di Conte - che non arriveranno, ndr - o devo concludere che è un bugiardo». A corroborare la versione di Balboni, arriva la testimonianza definitiva dell’ex grillino Grassi: «Ho votato a favore del ripristino dei vitalizi perché io sono un giurista, credo nello stato di diritto e nei principi dell’ordinamento costituzionale. Non farlo sarebbe stato in conflitto con la mia coscienza e in quello in cui credo come giurista». Grassi, però, va anche oltre e svela anche l’altra mezza verità propagandata da Conte per tutta la giornata. Ovvero quello del ripristino dei vitalizzi cancellati dai grillini nel 2018. «La delibera riguarda i vitalizi pre 2012, non tutti. Tutti i vitalizi sono stati tagliati nel 2012 con una legge del Parlamento, adeguando il vitalizio al metodo contributivo. Quindi- svela Grassi- quando vi dicono: vi siete aumentati il vitalizio, la risposta è “assolutamente no”, non sono stati aumentati i vitalizi post 2012».

 

 

 

LA SODDISFAZIONE

Il voto ha soddisfatto l’associazione degli ex parlamentari che fin dal 2012 si batte contro quei tagli: «Non siamo di fronte a una decisione politica - spiegano in una nota - ma a una sentenza di un “tribunale” accettato da tutti che ha dichiarato illegittima in due gradi di giudizio la delibera di applicazione retroattiva del metodo contributivo per i vitalizi». Preso alla sprovvista Conte, invece di battere in ritirata è tornato al contrattacco: «Leggo che Fratelli d'Italia e Lega stanno inscenando il più classico degli scaricabarile per salvare la faccia, facendo trapelare attraverso gli organi di stampa il voto contrario espresso dai loro rappresentanti nel Consiglio di Garanzia del Senato. Mettiamo fine a questi giochini di ruolo». Poi attacca anche il Pd: «Le altre forze di opposizione non si nascondano dietro una furba astensione». Resta il fatto, piaccia o meno a Conte, che Fdi e Lega a quel provvedimento hanno votato contro. E che il provvedimento è passato anche grazie al voto di un ex grillino e all’astensione del Pd.

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