Lucia Annunziata, surreale attacco a Meloni: "Volta le spalle al Msi"
Come fa, sbaglia. O perlomeno questo pensano i giornali di sinistra, pregiudizialmente in guerra con Giorgia Meloni. Una singolare "saldatura politica" non solo con le opposizioni propriamente dette, quelle che siedono in Parlamento, ma pure con una certa frangia della magistratura che difende a spada tratta il proprio diritto a contrapporsi al governo. Nel giorno in cui il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia spiega che "la magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza, non possiamo stare in silenzio", è Lucia Annunziata sulla Stampa a prendere la palla al balzo degli ultimi spinosi casi, dalla Santanchè a Delmastro fino a La Russa, per colpire la premier sotto la cintola.
"Guarda caso, proprio adesso". Santanché, Delmastro, La Russa: il sospetto inquietante sulle toghe
Il pulpito è quello che è (la Annunziata ha abbandonato Mezz'ora in più e la Rai subito dopo le nomine dei vertici di viale Mazzini fatte dal governo). Eppure, incurante della figura barbina, la storica giornalista "rossa" incalza invitando la Meloni a fare un bel rimpasto. Perché, spiega, "da manettara si è trasformata in nemica dei magistrati e ha voltato le spalle alla tradizione", come sintetizza il titolo del suo editoriale. Prima era troppo "con", ora è troppo "contro" le toghe. Non sarà allora che il problema è proprio la Meloni in sé, al di là di quello che professa?
L'opposizione la fanno le toghe: pronti a tutto per fermare la riforma Nordio
Alla malaparata delle inchieste, sottolinea la Annunziata polemicamente, "Chigi risponde con la tattica che abbiamo imparato a conoscere molto bene, ribaltare ogni accusa su supposte scorrettezze di una opposizione aperta od occulta: in questo caso quella, che sarebbe altamente discutibile come ruolo, dei giudici. E che porta direttamente il pensiero alla figura che in queste ore domina le emozioni del centrodestra. Silvio Berlusconi". Altro peccato mortale per Giorgia: "L'uscita del premier suona vuota, forse perché troppo usata. Questa è una donna che ha girato a suo favore la sua primissima crisi, nata proprio da Silvio, che aveva provato a scalfire la sua forza ancora prima che arrivasse nell'ufficio dalle tappezzerie gialle di Chigi. Allora lei rispose: «Io non sono ricattabile». Frase culto. Che divenne subito un programma: Meloni Presidente del Consiglio era dalla parte della legalità, erede di quell'area di destra, di cui l'Msi aveva fatto da orgoglioso battistrada".
"Saldatura". Complotto contro Meloni? L'ex toga gola profonda: è il caos
"L'attacco ai giudici - prosegue la Annunziata - non regge proprio perché molti di coloro che oggi dovrebbero garantire la difesa del ministro sono i primi a ricordare tutte le volte che sono stati in piedi in quell’aula a chiedere dimissioni per altri politici, inclusi alcuni della Lega e anche di Forza Italia". La verità, conclude, "è che mettendo in dubbio la buona fede dei giudici, il significato dello scontro si è alzato, e l'uscita dall'affaire Santanchè è diventata più pesante – un rimpasto di governo. E non un rimpastino, considerando i ruoli di due personaggi coinvolti. Un ministro di primissimo incarico e un sottosegretario proprio alla Giustizia". Sarebbe, si sfrega le mani Lucia, "una mossa giusta, vincente. Ma anche il segnale di una fase finita, quella del monolitismo, della difesa a testuggine che finora è stato il principale e unico metodo di difesa di FdI". Trasformare, dunque, un partito di destra in un partito di centro. Forse, viene il sospetto, nella speranza di qualcuno a sinistra di vederlo auto-neutralizzarsi.