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Elly Schlein, "uniti, un buon inizio". Che figuraccia su Repubblica

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"Uniti sul salario minimo". In una lunga intervista a Repubblica, Elly Schlein rilancia la battaglia dell'opposizione ma finge di scordarsi che sul punto in questione Matteo Renzi e Italia Viva si sono rifiutati di firmare un documento unitario. Le cose, dunque, sono due: o la segretaria del Pd conta di prendere per il naso gli elettori del centrosinistra, fingendosi leader di un fronte comune inesistente. Oppure svela la sua reale "ambizione" politica, vale a dire limitare il centrosinistra stesso al blocco giallorosso dem-5 Stelle, con tutto quello che ne consegue riguardo a numeri dentro e fuori il Parlamento. 

Il governo "ci sta isolando in Europa" e nel Paese sta "abbandonando i lavoratori poveri" nella morsa dell'inflazione, sono le frasi ad effetto della Schlein dalle pagine del quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Il salario minimo, sottolinea Elly, è la sua prima scommessa politica. "La ritengo importante, oltre che di sinistra, perché il Paese è segnato da enormi sacche di lavoro povero, sottopagato, disconosciuto, mortificato - spiega -. Parliamo di tre milioni di italiani indigenti benché, sulla carta, dotati di un impiego. Sono quei lavoratori che il governo Meloni sceglie di non vedere, si ostina a cancellare. Il decreto Lavoro, varato il Primo maggio, estende i contratti a termine e i voucher, ma archivia il reddito di cittadinanza che si era rivelato in questi anni uno strumento fondamentale per affrontare l'impoverimento progressivo. Il 20% di chi lo prende è povero anche se lavora. Grazie a Giorgia Meloni perderanno questo supporto". L'intesa con Giuseppe Conte, insomma. almeno su questo è totale.

 

"La nostra - aggiunge - è una risposta forte delle opposizioni, che intanto fanno valere il principio per cui sotto una certa soglia non è più lavoro ma è sfruttamento, è povertà, appunto. Non è solo una proposta sul salario minimo, perché rafforza la contrattazione collettiva ed estende la retribuzione del contratto più rappresentativo a tutti i lavoratori del settore. Fissa una soglia minima di nove euro all'ora sotto la quale non si può andare. Per noi lavoro e povero non devono più stare nella stessa frase". Secondo la Schlein "è importante" che il governo Meloni tenga conto di questa proposta "intanto, perché non è una proposta velleitaria o strumentale ma un progetto avanzato da tutte le forze politiche che rappresentano l'altra metà degli italiani, quella che non ha votato centrodestra. Ma soprattutto, per l'obiettivo che si propone: far fronte al peso dell'inflazione che grava su moltissime famiglie, erodendone il potere di acquisto e creando sacche enormi di nuova povertà. Meloni e il suo governo non possono girarsi dall'altra parte".

 

 

 

 

"Abbiamo insistito perché si lavorasse in modo condiviso - sottolinea -. Alla fine, la proposta sarà firmata e depositata da M5S, Pd, Azione, Sinistra italiana, Verdi e +Europa. Ci siamo sentiti con gli altri leader, ci sono state riunioni congiunte tra i dirigenti e i parlamentari competenti in materia, per noi la responsabile lavoro Cecilia Guerra. Loro hanno portato a termine la stesura del testo. Un metodo che funziona. Lo ritengo davvero un buon inizio". 


Sul Mes, aggiunge la Schlein, "questo è il governo dei rinvii e dello scaricabarile. Non si era mai vista una maggioranza che diserta in massa una seduta parlamentare dedicata alla ratifica di un delicato trattato internazionale, lasciando la sola opposizione in aula a votarla. Ratificare il Mes non significa chiedere l'attivazione di quello strumento, sono due cose diverse. Ma la propaganda e le fake news di Salvini e Meloni oggi si scontrano con la realtà. L'Europa sta attendendo i palleggi di un'Italia prigioniera della campagna ideologica della destra al potere. Questo è un fatto molto grave, l'impressione che ho e che corriamo rischi molto seri". Sui migranti, aggiunge, "purtroppo siamo isolati e lo saremo sempre di più, se Giorgia Meloni continua a scegliere gli amici sbagliati. Oggi voltano le spalle alla premier Orbán e Morawiecki, gli alleati nazionalisti. Poco male, se non fosse che a pagare le conseguenze sarà l'intero Paese".

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