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Soumahoro, riecco il vittimismo: fischiarlo è razzista

Alessandro Gonzato
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La recitazione non è migliorata: meccanica, ripetitiva, convincente come Alberto Tomba in “Alex l’Ariete”, dimenticabile film del 2000. L’attore- non Tomba la Bomba - lo paghiamo noi, quasi 100mila euro all’anno. Sono passati 7 mesi dalla prima performance di Aboubakar Soumahoro, il mitologico video in cui il deputato ivoriano fingeva di piangere tra un’accusa di razzismo e l’altra rivolta a chi - giornalacci di destra, politici, elettori - gli chiedeva di fare chiarezza sulle gravi contestazioni rivolte a vario titolo alla suocera e poi alla moglie, su tutte quella di non aver pagato alcuni immigrati che lavoravano nelle coop di famiglia che si occupavano di migranti. «Mi dite cosa vi ho fatto? È da una vita che sto lottando per i diritti delle persone, ho sempre lottato contro qualsiasi forma di sfruttamento... Voi mi volete morto... Pensate di seppellirmi ma non mi seppellirete... Forse riuscirete a seppellirmi fisicamente ma non le nostre idee, non solo quelle di Aboubakar...».

Mani giunte e pianto più finto del bimbo che piatisce la crostatina. «Mi odiate perché volevate il negro da cortile...». E basta, Abou: ma chi ti odia! Niente. Abou ora è tornato alla carica. Oscar del vittimismo, adesso s’è inventato gli ululati contro di lui in parlamento. Quali ululati non si sa, ma lo spettacolo è questo: siamo alla Camera, Soumahoro lancia accuse di intolleranza un tanto al chilo al governo, tra i banchi della maggioranza si leva un brusìo che diventa protesta, qualcuno urla e forse - ascoltando con attenzione - si sente un “buu” di disapprovazione, di quelli che in Parlamento e ovunque si fanno a bianchi, gialli e rossi. Ma di ululati zero, e d’altronde per quanto la nostra classe politica talvolta si prodighi in gesta non edificanti c’è davvero qualcuno convinto che un parlamentare si metta a fare il verso della scimmia?

SOCCORSO ROSSO
Uno convinto c’è, a parte Soumahoro (e la dem Laura Boldrini, si capisce). È Davide Faraone di Italia Viva il quale afferma: «Altre volte avevo ascoltato da parte di qualche collega della maggioranza questo modo di gestire gli interventi di Soumahoro, ma pensavo che fosse la non condivisione di quello che diceva. Però poi quando questo si ripete tutte le volte a quel punto ho compreso che c’era molto di più e ieri mi sono stancato». Quindi, ci faccia capire onorevole Faraone: aveva già sentito ululati e aveva taciuto? «Tutte le volte il presidente in aula era diverso e non è mai intervenuto». Dunque tutti i presidenti avevano sentito gli ululati e se ne sono fregati? Faraone chiede il Daspo, l’allontanamento dei parlamentari razzisti, come per i tifosi scalmanati. Sì, ma chi sono questi razzisti? Non c’è traccia nemmeno nel resoconto stenografico. Sono razzisti anche gli stenografi?

«Nel resoconto», attacca l’indomani in aula Soumahoro, «c’è scritto solo “commenti”. Chiedo una descrizione qualitativa sostanziale, entrando nel merito di questi commenti. Non si può scimmiottare in quest’aula, non si può ululare. Noi rappresentanti del popolo dobbiamo essere prima di tutto da esempio». Già. Sentite Federico Cafiero de Raho, deputato grillino ed ex magistrato: «È fortemente lesivo per il deputato essere superato dalle voci dei banchi della maggioranza e che potrebbero anche essere lontanamente interpretate come una discriminazione razziale». Neanche lui allora ha sentito ululati. E però Soumahoro non si può contestare perché è nero. L’aula era presieduta da un altro grillino, Sergio Costa. Ululati? Zero. «Ci sono state intemperanze», spiega a Un Giorno da Pecora sui Radio1 - «ma “ululato” è una parola grossa. Non si è trattato di una cosa da stadio. Non si deve pensare neanche lontanamente che qualcuno possa pensare al razzismo in aula». Soumahoro riattacca: «Ciò che è accaduto è grave e vergognoso».

LEGA ALL’ATTACCO
Mentre scriviamo si leva la canea dei giornali online della sinistra. Era falso il pianto di Soumahoro. False le “Lacrime di Soumahoro, eau de toilette”, che sul web hanno spopolato. Falsi gli stivali di gomma con cui era entrato in parlamento brandendo il pugno chiuso, o meglio, veri ma non suoi, almeno così ha denunciato l’ex socio: «Ridammeli, mi servono per lavorare». Non le è mai venuto in mente, onorevole Soumahoro, che lei venga contestato per le idee, per l’indagine sui suoi familiari, e perché non è un campione di simpatia? Dice bene il leghista Edoardo Ziello: «Ogni volta che si parla di Soumahoro c’è un processo sommario da portare in aula. Mi sembra di vivere ogni volta il festival del vittimismo». Proponiamo Soumahoro come organizzatore. Di certo farà meglio che da attore.

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