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Elly Schlein, la "fuga" in aereo: diserta l'aula, meglio evitare Meloni?

Edda Guerrini
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Nel giorno in cui la presidente del Consiglio, prima alla Camera poi al Senato, informava il Parlamento dei temi che, nei prossimi giorni, affronterà il governo italiano in un importante Consiglio europeo, passaggio a cui sono tenuti tutti i capi di governo, il seggio della segretaria del Pd a Montecitorio è rimasto vuoto. Assente giustificata, in missione, ma assente. E dire che, non appena eletta alla guida del Pd, Elly Schlein aveva scelto proprio l’Aula di Montecitorio per lanciare il guanto di sfida alla premier, donna contro donna, leader contro leader.

Ieri, invece, non c’era. Né in Parlamento, né a Roma. Era a Bruxelles per una serie di incontri in vista, così informava il Nazareno, di quel Consiglio europeo su cui, ieri, la premier ha svolto le sue comunicazioni al Parlamento. Ieri mattina, informavano dal Pd, la leader democratica ha incontrato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e il Commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione Nicolas Schmit. Alle 18, invece, si è vista con il Commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Paolo Gentiloni. Un nome che, in questi giorni, rimbalza in molte conversazioni riservate e non del Pd. Potrebbe, infatti, essere un ottimo capolista per il Pd alle elezioni europee.

 

DISTANZA
Resta il fatto che Schlein ha deciso di non essere in Parlamento. Una scelta voluta, soppesata. Come per marcare la distanza dalla sua alter ego, Giorgia Meloni. In compenso, non è sparita dai radar della comunicazione. Parlando con La7, ha spiegato che gli incontri a Bruxelles stanno andando «molto bene, siamo al lavoro già da ora per costruire quella che sarà la visione che porteremo avanti nella campagna verso le prossime elezioni europee. Ci siamo visti ieri con la delegazione del Pd al Parlamento europeo, abbiamo affrontato quelle che emergono come le priorità per la costruzione di questo percorso e di questa campagna» a partire dalla «tutela del lavoro e del nuovo lavoro». Ha parlato, poi, del Mes: «Tenere bloccati venti Paesi per ragioni ideologiche e per non dire la verità alle italiane e agli italiani, e cioè che ratificare il Mes non vuol dire chiedere l’attivazione, vuol dire essere un governo irresponsabile».

Non si è sottratta al tema del sostegno all’Ucraina, argomento che divide il Pd dal M5S. Ha riferito che negli incontri di queste ore, a Bruxelles, «abbiamo parlato della posizione del Pd, sempre lineare e coerente. Continueremo a sostenere il popolo ucraino. Ma non dismettiamo una prospettiva di pace». E alla domanda se avesse parlato con Roberta Metsola della posizione di Giuseppe Conte sulla guerra, Schlein ha risposto che no, «non abbiamo parlato di questo». Quindi, l’aumento dei tassi deciso dalla Bce. «Io ho auspicato che si fermasse l’aumento dei tassi ma è curioso che questo governo campione di scaricabarile se la prenda con la Bce anziché fare tutto il necessario per sostenere le imprese e ridare potere di acquisto alle persone. Noi sul salario minimo stiamo lavorando con tutte le altre opposizione».

 

LE PRIORITÀ
Persino con Carlo Calenda, incrociato l’altro giorno in ascensore a Montecitorio, circostanza che ha dato vita alla vulgata di un patto dell’ascensore che la segretaria, però, nega con un sorriso: «Ci siamo semplicemente incrociati». Ma è vero che sul salario minimo i rispettivi staff «ci stanno lavorando in queste ore» così come «sul contrasto alla precarietà e al lavoro povero, sulla sanità pubblica, sulla questione della casa, sul Pnrr». Su questi temi, «chiederemo alle altre opposizioni di lavorare insieme». Matteo Renzi è un possibile compagno di viaggio? Risponde, prudente: «Fortunatamente non ho letto dichiarazione di plauso dall’opposizione sui tagli alla sanità del governo». La segretaria è evasiva sul discorso alleanze, in primis quella con il M5S: «L’alleanza che mi interessa è quella con le fasce più povere della popolazione che non stanno andando a votare. Non ci sono schemi preimpostati». Quanto al caso di Daniela Santanché, ministro del Turismo, «ci interessa sapere cosa viene a dire. È incredibile che mentre approvano il “decreto lavoro”, emerge che una società che fa capo alla ministra non avrebbe pagato dipendenti e fornitori e avrebbe contratto un debito con lo Stato. Come fa una ministra ad avere un debito con lo Stato?». Santanché scappa dalla Camera, accusano dal Pd, criticando la scelta di riferire solo al Senato. Schlein, intanto, è a Bruxelles.

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