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Chiara Appendino come Beppe Grillo, "omicidio colposo": l'affondo di Senaldi

Pietro Senaldi
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Dio li fa, la malasorte li accoppia. È un colpo basso, una cosa degna di un piazzaiolo a cinque stelle, ma quando il destino ti mette la palla sul piede, è peccato non calciare. Quindi procediamo con il dito garantista puntato. L’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, indomita amazzone pentastellata recentemente approdata in Parlamento a raccogliere maggior gloria, ha un’altra cosa che la lega al guru fondatore, a parte l’insana passione politica. È una condanna per omicidio colposo.
Quella di lei è stata confermata ieri in appello, un verdetto contro il quale il volto femminile del Movimento, l’anti-Conte nella mente del comico fondatore che non apprezza troppo l’avvocato impomatato a cui ha dovuto prestare lo scettro, ha prestamente annunciato ricorso. Beppe quarant’anni fa a bordo di una jeep fece fuori una famiglia, padre madre e bambinetto, riuscendo a salvarsi, unico, perché si gettò dall’auto mentre i suoi passeggeri precipitavano. Il comico rimediò una condanna definitiva a quindici mesi, che tuttora egli usa come scusa per non candidarsi, malgrado sia un leader politico, oltre naturalmente alla maledizione della figlia superstite dei defunti, ai tempi bambina, che tuttora lo rimprovera di essere sparito.

 

 

 

IL VERDETTO

La Corte d’Appello di Torino ieri ha confermato la sentenza contro la sindaca: diciotto mesi alla stampellona grillina - è alta quanto una pertica - per omicidio colposo per il disastro di piazza San Carlo, dove la mala-organizzazione a cinque stelle nel gugno del 2017 radunò i tifosi della Juventus per assistere sul malargo tra la folla e alleggerire gli spettatori di preziosi e portafogli spruzzarono spray urticante, si scatenò il panico e morirono due donne, oltre a decine di feriti.

Un filo nero ora lega Chiara e Beppe, e auguriamo alla signora di romperlo, prima riuscendo a farsi assolvere dalla Cassazione, mentre la condanna al comico è definitiva, poi stracciando la tessera di M5S, perché lei non sarà un’aquila, ma comunque svetta a confronto dei suoi compagni di militanza. Certo, volendo spezzare una lancia a favore della ex sindaca, fa specie che ammazzare tre persone guidandole a forte velocità in un fosso sia punito meno severamente del non essere riusciti a evitare che dei criminali, con il loro comportamento delinquenziale, cagionassero la morte di persone innocenti.

 

 

 

PERICOLI SICUREZZA

Sicuramente la sindaca ha sottovalutato i pericoli per la sicurezza in piazza San Carlo e coerentemente, dopo aver detto ai giudici di essere pronta ad assumersi le responsabilità della tragedia, ha reagito con dignità, affermando di rispettare la sentenza, pur agendo per contestarla. Però, il nesso di causalità tra la sciatteria e le morti richiede un triplo salto carpiato. Insomma, è molto più chiaro quello tra la guida di Grillo e i cadaveri nella scarpata, per rimanere nel parallelismo. Se il Movimento non si fosse contaminato negli anni passati dentro la scatoletta di tonno contro la quale si scagliava, oggi i suoi compagni di partito chiederebbero all’ex sindaca di dimettersi. Fortuna per lei che, anche con i morti di mezzo, la nostra giustizia è di estenuante lentezza. A nostro avviso, la colpa principale della signora è aver allestito l’ambaradan ed essere volata in Galles per assistere alla partita dal vivo, in tribuna vip, anziché guardarla con i suoi concittadini malmessi in sicurezza in piazza. Ma che razza di populista è?

 

 

 

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