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Giorgia Meloni si "fuma" il partito della droga: l'ultimo regalo dell'opposizione

Antonio Carioti
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Anche stavolta l’opposizione si è rivelata la migliore alleata di Giorgia Meloni. Riccardo Magi, segretario di +Europa (il partito di Emma Bonino) e deputato eletto nelle liste della coalizione progressista, ha voluto interrompere il discorso che la premier stava facendo in un’aula della Camera in occasione della Giornata mondiale contro le droghe. Ha finito per farle l’ennesimo regalo: gli applausi sono stati tutti per lei e per i commessi che accompagnavano lui alla porta. Magi, che in passato è stato anche segretario dei Radicali, assieme ad altri attivisti ha mostrato cartelli con la scritta «Cannabis: se non ci pensa lo Stato ci pensa la mafia» e gridato slogan antiproibizionisti. Ma era sbagliata l’occasione ed era sbagliata la platea, composta in gran parte da ragazzi delle comunità di recupero, che mentre Magi faceva il suo show gli dicevano «Vattene a casa». Ed era sbagliata anche l’avversaria: la leader di Fdi non è tipo da farsi intimidire e lo ha detto quando Mantovano, il sottosegretario di palazzo Chigi, ha provato a calmare i contestatori: «Alfredo, io sono stata lunghi anni al 3 per cento e capisco cosa vuol dire cercare visibilità. Li rispetto».

UNA ROTTA DA INVERTIRE
Al gruppetto che voleva farla tacere ha risposto che «è grazie alle politiche che avete fatto voi se siamo ridotti cosi», e ha ricordato di come loro, per anni, hanno «organizzato convegni raccontando un mondo che non esisteva, che però nessuno si è permesso di tentare di bloccare. Oggi dovete accettare che c’è un altro governo, scelto dagli italiani per fare esattamente la politica che sta facendo». Le dimensioni del fenomeno le aveva illustrate prima Mantovano: «Nel 2022, 4,9 milioni di persone hanno consumato almeno una sostanza: si tratta del 10 per cento della popolazione italiana». Male anche tra gli studenti: «Poco meno di un milione, tra i 15 e i 19 anni, ne hanno fatto uso almeno una volta nella vita: si tratta del 40 per cento in questa fascia d’età». Una rotta che il governo «vuole invertire».

 

 

 

Prima di lui erano intervenuti, portando le loro testimonianze, i ragazzi di numerose comunità di recupero e alcuni genitori. Hanno partecipato anche due esperti statunitensi, uno dei quali ha illustrato le caratteristiche della «nuova marijuana, che non è quella di trenta o quarant’anni fa. Stiamo parlando di una sostanza molto più potente», che ha un principio attivo più concentrato, perché «l’assuefazione è un business che genera profitti». Il suo collega ha parlato dei problemi che la legalizzazione della marijuana ha creato in Colorado, dove ora ci sono oltre mille negozi che la vendono, più di quanti ne abbiano Mc Donald’s e Starbucks, che insieme contano seicento insegne. E alla fine dell’evento che ha visto parlare anche il ct della nazionale, Roberto Mancini, la premier - prima e dopo l’“incidente” con Magi - ha spiegato che la filosofia dell’esecutivo sulle droghe poggia su tre pilastri. Il primo è che «la droga fa male sempre e comunque, ogni grammo di principio attivo che consumi si mangia un pezzo dite». Secondo: «Le droghe fanno male tutte. Non ci sono distinzioni sensate da questo punto di vista». Terzo: «Questo governo non intende voltarsi dall’altra parte». Una scelta controcorrente, e la premier lo rivendica con orgoglio. «Lo Stato etico non c’entra niente. C’entra la responsabilità di fare cose difficili se sono giuste. Se non cambiamo l’approccio, tutte le leggi e i fondi non basteranno. Serve un’altra narrazione sul piano educativo e culturale».

NETFLIX E IL PD
Il riferimento è ai «modelli» diffusi anche dalle tv: «Tutta la narrazione va in un’unica direzione. Film, serie televisive, il messaggio sottinteso è sempre lo stesso: la droga è anticonformista, la droga non ti fa male, la droga fa bene. E arriviamo al paradosso di avere serie che raccontano lo spacciatore come un eroe sulle stesse piattaforme che facevano i documentari contro Vincenzo Muccioli, un uomo che aveva salvato migliaia di ragazzi». La serie incriminata è l’americana Breaking bad (sinossi ufficiale: «Un insegnante di chimica con un cancro allo stadio terminale comincia a produrre e spacciare metanfetamina con un suo ex studente per assicurare un futuro alla famiglia»), in onda su Netflix, che ha trasmesso anche SanPa, il film-documentario su Muccioli. L’uscita del governo ha fatto emergere una novità in casa Pd: il partito di Elly Schlein è ufficialmente antiproibizionista. Marco Furfaro, responsabile Welfare dei democratici, ha detto che «il proibizionismo ha fallito, fa felice la la mafia che imperversa. Perché continuare a far finta di non vedere?». L’ennesima sterzata a sinistra, fatta senza alcun confronto interno: chissà cosa ne pensano Lorenzo Guerini e gli altri cattolici e moderati rimasti lì dentro. 

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