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Migranti, passa la linea Meloni: ecco il patto Italia-Austria

Alessandro Gonzato
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Anche in Austria, sul fronte migranti, passa la linea Meloni. Un messaggio chiaro a Bruxelles in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, molto atteso dopo la recente visita della Meloni in Tunisia assieme alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. «In Europa», ha detto il cancelliere Karl Nehammer finito l’incontro bilaterale con la premier, «il sistema d’accoglienza dei migranti ha fallito.

Da noi sono state presentate oltre 100mila domande d’asilo in un anno». Centomila domande in un Paese di appena 9 milioni di abitanti. L’incontro si è svolto all’Abbazia di Göttweig, la “Montecassino austriaca”, in occasione dell’Europa Forum Wachau. Nell’abbazia, che si trova su un’altura che domina il Danubio, vivono 35 monaci benedettini. Meloni, arrivata alle 11, ha commentato: «Ho scoperto che da circa 8 anni il presidente del Consiglio italiano non veniva in Austria, ed è difficile da credersi per nazioni così vicine. Sono contenta di aver colmato questa lacuna. In questi mesi abbiamo avuto posizioni comuni sul Consiglio Ue, a partire dalla questione migratoria».

 

 

NUOVO APPROCCIO - La premier è quindi entrata nel dettaglio: «È merito della nostra collaborazione se è cambiato il paradigma dell’Europa sul rapporto del flussi migratori illegali. Il cambio è stato forte. Ora va fatto un passo ulteriore, e sarà oggetto del prossimo Consiglio europeo. Ne ho parlato col cancelliere e contiamo uno sull’altro». Al centro del dibattito il contrasto agli scafisti: «Occorre avere il coraggio di un approccio completamente nuovo», ha dichiarato Meloni, la quale inevitabilmente ha anche affrontato con Nehammer e col presidente bulgaro Rumen Radev - anche lui intervenuto all’appuntamento («Nessun Paese in prima linea può affrontare il problema da solo», ha detto) - l’evolversi del conflitto russo-ucraino. «Abbiamo vissuto un lungo periodo in cui chi chiedeva di governare i flussi migratori illegali veniva considerato disumano o razzista, e chi favoriva il fenomeno, invece, veniva considerato umano e solidale», stoccata della Meloni alla sinistra finto-buonista. «Ma è davvero umano lasciare campo libero a trafficanti senza scrupoli che si fanno pagare 9mila euro per un viaggio della speranza che produce migliaia di morti in mare? È umano lasciare che siano gli scafisti a decidere chi può arrivare o meno in Europa sulla base dei soldi che si hanno? È umano litigare fra noi su chi debba farsi carico di queste persone? È umano lasciare queste persone nelle periferie delle nostre metropoli a spacciare droga o nelle mani della criminalità?».

 

 

Altro colpo ai governi Dem: «Umano è che se hai diritto a venire in Europa tu non debba pagare gli scafisti, e bisogna distinguere i rifugiati dai migranti economici, due categorie diverse. È necessario lavorare coi Paesi di partenza e transito, formare le persone che possono arrivare in Europa, dargli una vita dignitosa. L’Africa», punto centrale del “Piano Mattei” , «è ricca di materie prime. Quando parliamo di diritti pensiamo a quello di non dover emigrare, non il contrario. Qui come a Montecassino ci si sente seduti sulle spalle di un gigante, ma l’Europa dev’essere un gigante politico, non burocratico. Va rilanciato il principio di sussidiarietà: Bruxelles», ha rimarcato la Meloni, «non si occupi di quello che possono fare meglio Roma o Vienna. Fissi gli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli, ma poi lasci che i Paesi difendano le loro specificità nazionali, non pensi a norme che regolano nel dettaglio la vita dei cittadini».

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