Crosetto e il golpe russo: "Cos'ha mostrato Prigozhin al mondo"
"Una ferita nella narrativa russa". Il golpe di Evgeni Prigozhin era appena cominciato, ma Guido Crosetto, da Washington per incontrare il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, centra subito il punto della questione. Il ministro della Difesa italiano, durante la sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti, analizza le mosse del capo del Gruppo Wagner, che nella serata di venerdì ha annunciato, di fatto, il colpo di Stato contro il regime di Vladimir Putin. "Ha aperto una ferita nella narrativa russa, ha squarciato un velo di omertà e di disinformazione", in maniera più efficace di qualsiasi contro-propaganda ucraina od occidentale. Significativo, sottolinea Crosetto, il fatto che lo abbia fatto "la persona che ha avuto il peso più rilevante nell’ultimo anno e mezzo, la stessa persona che ha consentito alla Russia di avere un peso in Africa".
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Secondo il ministro della Difesa, la dichiarazione di Prigozhin "non è estemporanea" e comunque andrà la sua ardita manovra militare "è destinata a lasciare un segno non solo in Russia, ma anche nel posizionamento di Mosca all’estero. È un elemento di rottura in quello che finora sembrava un monolite". Di fatto, da oggi, Putin è più debole, più esposto alle correnti dei suoi potenziali nemici interni. E ha mandato un messaggio anche al nemico esterno: lo Zar è attaccabile.
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Gli sviluppi del braccio di ferro tra Putin e Prigozhin avranno conseguenze anche su un altro fronte caldissimo, lontano migliaia di chilometri da Mosca ma molto, molto vicino all'Italia: il Nord e Centro Africa, dove il Gruppo Wagner (per conto del Cremlino, fino a ieri) e la Cina gestiscono di fatto soldi, risorse naturali e bomba-migranti. Con Austin "abbiamo parlato di Africa nel complesso, con un focus su alcune nazioni come Libia e Tunisia. Ci siamo confrontati sulle nostre idee e strategie, come il piano Mattei per l’Africa e abbiamo chiesto aiuto agli Usa in vista della crescente importanza che assumerà il continente a medio e lungo termine. Gli Stati Uniti hanno concordato: serve un approccio diverso che consenta ai Paesi del continente di aumentare il proprio Pil pro-capite. Il XXI secolo sarà il secolo dell’Africa, dobbiamo aiutarla a svilupparsi senza depredarla come fanno Cina e Russia". Ora, probabilmente, qualcosa è destinato a cambiare per sempre.
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