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Santanchè, assalto della sinistra: "Dimissioni!". E lei querela

Tommaso Montesano
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«Non ci sono alternative: dimissioni». Con questo tweet, rilanciato dal segretario del partito, Elly Schlein, il Pd attacca il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, la cui presenza nel governo- dopo le rivelazioni della trasmissione Report, andata in onda lunedì scorso - è definita dal numero due dem, Giuseppe Provenzano, «incompatibile». Il Pd e gli altri partiti di opposizione hanno chiesto al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di presentarsi in Aula e riferire «su quanto sta emergendo» in relazione alla «gestione poco chiara degli affari della ministra». Il riferimento è all’inchiesta di Report, poi ripresa, tra gli altri, da Repubblica e Il Foglio, su due aziende, Visibilia e Ki group, riconducibili a Santanchè. Il ministro del Turismo è finito nel mirino per la sua attività di imprenditore.

 

 

 

Tante le accuse: fornitori che non sarebbero stati pagati; dipendenti che ancora attenderebbero il versamento del tfr dopo essere stati licenziati; presunti “compensi d’oro” per gli amministratori; operazioni finanziarie che sarebbero state portate avanti a danno dei piccoli azionisti. Inevitabile, visto il ruolo di Santanchè nell’esecutivo, il ricasco politico della vicenda, con le opposizioni a testa bassa contro il ministro del Turismo. «Le questioni sollevate necessitano di una risposta puntuale. Aspettiamo chiarimenti», esordisce su Twitter Carlo Calenda. Il leader di Azione dà il via all’offensiva. «Abbiamo visto membri del governo dimettersi per molto meno», aggiunge il dem Enzo Amendola. Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, alza il tiro su Palazzo Chigi: «La presidente del Consiglio non può voltarsi dall’altra parte, fare finta di niente».

 

 

 

Poco dopo, i gruppi di Pd, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra chiedono al capo del governo di riferire. Angelo Bonelli, leader di Europa Verde, ipotizza addirittura la presentazione di una mozione di sfiducia. La ministra, dopo essersi confrontata con la premier- che le ha ribadito la sua fiducia- ha affidato la replica a una nota nella quale respinge le accuse, «prive di corrispondenza con la verità storica». Le «notizie» diffuse da Re port, contrattacca, «sono state rappresentate in forma del tutto suggestiva e unilaterale per fornire 4 una ricostruzione dei fatti che risulta radicalmente non corrispondente al vero». E quanto andato in onda è stato ispirato «esclusivamente dalla finalità di screditare» la sua «immagine» e «reputazione». Da qui la decisione di dare mandato ai suoi legali per le «necessarie iniziative nelle opportune sedi giudiziarie».

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