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Mes, Matteo Salvini: "Decidono i partiti"

Michele Zaccardi
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Sul Mes decide il Parlamento. Quella del Mef è un’opinione tecnica, tecnicamente c’è una risposta, politicamente c’è un’altra risposta». È tarda mattinata quando Matteo Salvini interviene sul caso che ha tenuto banco mercoledì, il parere, firmato dal capo di gabinetto del Ministero dell’Economia, che promuove la riforma del Meccanismo europeo di Stabilità. E lo fa per rimarcare la storica ostilità del Carroccio al Fondo Salva-Stati: «Se arriverà il voto in Parlamento la Lega voterà come ha sempre dichiarato». Tutto rientrato, dunque? In parte sì, almeno a giudicare dalla compattezza con cui ieri la maggioranza ha scelto di disertare il voto in Commissione Esteri.

All’ordine del giorno c’erano appunto due disegni di legge perla ratifica del Mes, presentati dall’opposizione. Alla fine, il Centrodestra ha deciso di non partecipare ai lavori ed è stato approvato il testo del Pd, che ha ricevuto il via libera da una Commissione decimata dalle assenze della maggioranza e dall’astensione dei deputati grillini, da sempre contrari. «Aspettiamo il dibattito in aula per chiarire il come e il perché della nostra posizione, che non è di favore nei confronti del Mes» ha dichiarato il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte.

Ma l’esito della votazione in Commissione ha offerto il destro ai dem per attaccare l’esecutivo. «Un governo fantasma che non sta in piedi, fa perdere credibilità all'Italia e continua a non dare risposte a chi è in difficoltà» ha sentenziato la segretaria del Pd, Elly Schlein.

 

MAGGIORANZA COMPATTA
Ma che la sua sia una strumentalizzazione lo confermano le parole del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha ricordato la compattezza della maggioranza. «Noi del centrodestra ci siamo comportati tutti allo stesso modo» ha dichiarato, ricordando poi che la contrarietà di Forza Italia al Mes deriva dalla mancanza di adeguati poteri di vigilanza in capo alle istituzioni europee. «Rischiamo che gli Stati più grandi decidano di fatto la strategia, mentre noi chiedevamo da sempre un controllo del parlamento europeo e della commissione europea, come avviene per la Bce» ha spiegato Tajani.

Il redde rationem dovrebbe arrivare a fine mese. Dopo un passaggio alla Bilancio e un ritorno alla Commissione Esteri, il provvedimento a firma Pd approderà a Montecitorio il 30 giugno. I numeri per approvarlo non ci sono: a favore solo i Dem e i centristi di Italia Viva e Azione. Ma è difficile che si possa arrivare a una conta in aula.

Soprattutto perché il centrodestra punta a far slittare il voto a dopo l’estate. E poi perché il Mes si inserisce nel più ampio quadro di riforme dell’Ue. Giorgia Meloni, sul punto, non ha mai avuto tentennamenti. La revisione del Fondo Salva-Stati, è il ragionamento più volte fatto dalla premier, non può essere slegata dalle altre grandi partite europee, dal Patto di Stabilità al completamento dell’Unione bancaria.

 

RIFORME EUROPEE
Due dossier fondamentali per l’Italia e su cui il governo non ha intenzione di cedere alle pressioni dei Paesi del Nord Europa. A cominciare dalla Germania che reclama regole più stringenti sui conti pubblici e che nicchia sull’ultimo tassello tassello dell’Unione bancaria, ovvero l’introduzione di un’assicurazione comune dei depositi.

Senza contare che il Mes contempla, nella sua nuova veste ratificata da tutti i Paesi Ue ad eccezione del nostro, una linea di credito da 68 miliardi di euro (su 500 totali) che dovrebbe fungere da paracadute(backstop) al Fondo di risoluzione unico, lo strumento che interviene per gestire le crisi bancarie. Insomma, tutto si tiene. Ecco che, allora, le reticenze a ratificare il Mes non vanno lette come un’opposizione preconcetta, che pure è diffusa tra i ranghi della maggioranza, quanto come una precisa strategia negoziale. E in quest’ottica il rinvio del voto sul testo a dopo l’estate serve a consentire allo stesso Giorgetti di presentarsi alle prossime riunioni dell’Ecofin, soprattutto a quelle in autunno, quando la discussione sulla riforma del Patto di Stabilità entrerà nel vivo, con una carta in più da giocare.

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