Anpi, Billy è "troppo comunista": la storia del militante epurato
Troppo comunista, e lo cancellano dal sito dell’Anpi. Una epurazione che Alessandro Barzani, detto Billy, 74 anni, bresciano di Gussago, di certo non si aspettava. Proprio lui che a soli 14 anni aveva già in tasca la tessera della Figc e a 16 lavorava in fonderia. Voluto nell’Anpi pur non essendo né figlio di partigiani né partigiano, ma «per l’impegno costante di antifascista». E poi escluso per un unico torto: aver detto la sua sulla invasione russa in Ucraina, cercando di alleggerire l’operato di Putin. Eppure, nel 2018, quando decise di andare a vivere a Stalingrado con la moglie russa che aveva sposato in Italia una ventina di anni prima, gli fecero una grande festa. Gli consegnarono persino degli attestati. «A Billy, antifascista instancabile, con affetto, stima e la speranza che prima o poi ritorni dalla sua avventura russa».
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Grandi pacche sulle spalle, cori e alzate di calici. Con una raccomandazione: «Scrivi sul nostro sito le cose che vedi e che senti da quelle parti». E lui, che fino ad allora aveva occupato anche posti importanti tra i dirigenti Anpi del bresciano, puntuale cominciò a tenere una sorta di diario giornaliero: descrive come vivono i russi, parla degli oligarchi, delle manifestazioni di piazza, dei dissidenti e di come sia ben voluto Putin dalla stragrande maggioranza del popolo. L’amore per la Russia in Barzani nasce un po’ alla volta e quasi per caso. «Era il ’72- ricorda – e con i sindacati feci un tour visitando Mosca, Leningrado e Kiev. Allora era ancora Unione Sovietica. Rimasi impressionato da quelle piazze enormi della capitale, dalla storia di Leningrado, ora San Pietroburgo, e dalla architettura religiosa e dai monumenti secolari di Kiev».
Poi, nel 1994, Barzani decide di prendere moglie. Ma non ha tempo e neppure il fisico di una volta per andare in giro ad incontrare donne. Così mette un annuncio su un settimanale. Chi risponde è Liudmila, 65 anni il prossimo agosto, di Stalingrado. «A maggio del ’94 – continua Barzani – è venuta in Italia per conoscermi. Non dico che fu amore a prima vista, ma c’era armonia e così ci siamo sposati. Solo quattro anni dopo, per la prima volta, con il camper, andammo a visitare la sua città». Esattamente due anni prima della strage di piazza della Loggia. Lui c’era ed era membro della segreteria provinciale dell’Anpi di Brescia. «Pioveva – ricorda con una certa emozione -. Ero lì con in mano lo striscione dell’acciaieria Pietra, nella quale lavoravo. Non lo dimenticherò mai. Così come non posso scordare un mio giovane collega che ha perso la vita, investito dall’acciaio liquido. Due episodi impressi nella mente e nel cuore».
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LE TESI
Sul sito provinciale dell’Anpi di Brescia esterna anche su Navalny e sulla sua condanna. «Lo chiamano oppositore ma è solo un volgare evasore. Per questo, come in America, chi cerca di fregare il fisco, viene condannato a pene severe. È come se avesse rubato alla collettività». Poi inizia la guerra con l’invasione russa in Ucraina, il 24 febbraio 2022. E Barzani continua a scrivere il suo pensiero. «Una invasione avallata da tutto il governo, dai capi di tutte le regioni e non solo da Putin». E ancora: «Una escalation del conflitto russo-ucraino in corso già dal 2014». E traccia una breve storia della guerra del Donbass, dall’annessione della Crimea agli accordi di Minsk. «Capire cosa è successo negli Oblast di Donetsk e Lugansk è necessario per capire meglio questo conflitto».
In un’altra sua esternazione tira in ballo Kiev: «Ho parenti di mia moglie in Ucraina e lì chi non la pensa come Zelensky, non parla per paura. Mentre firmavano gli accordi di Minsk, si preparavano i bunker per la guerra». E mostra agli amici foto di supermercati russi con scaffali pieni di prodotti europei e italiani, «in barba alle sanzioni contro la Russia». Ma più scrive del conflitto in Ucraina e più si fa dei nemici, «non di avversari politici, bensì da chi si proclama di sinistra e però non ama il confronto». Fino a essere depennarlo dal sito provinciale di Brescia dell’Anpi. «Non ce l’ho con loro e con il presidente – ci tiene a sottolineare – con i quali mi sento ancora per telefono. Sicuramente hanno avuto pressioni da qualche potente del Pd». Infatti, sul suo cellulare in molti esprimono ancora vicinanza al vecchio Billy. «Quando ti hanno oscurato – scrive un partigiano di Travagliato – ho pensato che avessero sbagliato. Ti esprimo tutta la mia solidarietà». Il prossimo ottobre Barzani pensa di rientrare in Italia. «I soldi per il viaggio dovrebbero bastarmi. Torno a casa, anche semi hanno trattato come un tradito re».