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Licia Ronzulli, "il nostro piano per Forza Italia": chi sarà l'erede del Cav?

 Licia Ronzulli

Salvatore Dama
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Forza Italia sopravvive a Silvio Berlusconi: è possibile?
«Forza Italia era la sua creatura, lo scrigno prezioso la cui ricchezza sono le battaglie condotte in questi 29 anni.
Come ha detto sua figlia Marina, era una delle maggiori realizzazioni del presidente».

Licia Ronzulli, capogruppo dei senatori di Fi, è stata uno dei più stretti collaboratori del Cavaliere. «Se non continuassimo nel solco che ha tracciato lui, se ammainassimo la bandiera degli ideali che lo hanno spinto a scendere in campo per il bene del Paese, non onoreremmo la sua memoria e non onoreremmo i milioni di italiani che in questi anni non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Quindi, siamo saldamente in campo per tradurre in realtà il testamento politico di Berlusconi».

Chi guiderà il partito e cosa cambierà nell’organizzazione?
«C’è uno statuto che va rispettato alla lettera, come sottolineato dal vicepresidente Tajani. Giovedì riuniremo il comitato di presidenza per convocare il Consiglio nazionale, nel corso del quale verrà nominato un presidente che avrà il compito di traghettare il partito fino al Congresso nazionale. Lavoreremo compatti ognuno in base al ruolo che ricopre. La più grande eredità che ci ha lasciato il presidente Berlusconi risiede nell’aver dato corpo, anima e valore alla parola “unità”.
Questo lascito sarà la nostra stella polare».

Ci sarà un congresso “vero”, con mozioni, minoranze e maggioranze?
«Certo che ci sarà un congresso “vero”. Come ho detto, è previsto dallo statuto. Siamo chiamati a una prova che mai avremmo voluto sperimentare: continuare lungo il sentiero tracciato da Berlusconi, senza più la sua guida.
Siamo in mare aperto e dobbiamo dimostrare che non solo sappiamo navigare, ma siamo in grado di farlo bene. In una barca a vela è importante sincronizzare il lavoro di ogni singolo membro dell’equipaggio. Saranno fondamentali armonia, condivisione, collegialità. E sarà così».

 

 



 

La famiglia Berlusconi, tra le altre cose, riceverà in “eredità” anche i circa 100 milioni di debito accumulati da Forza Italia in questi anni, di cui Silvio si è fatto garante. Gli eredi continueranno a sostenere il partito?
«Non posso essere certo io a dire accadrà. In me rimane ancora la commozione per le parole della figlia Marina, che ha ribadito, nel rispetto dei ruoli, l’affetto e la vicinanza di tutta la sua famiglia a Forza Italia».

In autunno ci saranno le suppletive nel seggio di Silvio Berlusconi. L’idea che possa candidarsi un familiare è reale? Si parla del fratello Paolo.
«Chiunque dovrà correre nel collegio del presidente Berlusconi, senza avere sulle spalle il cognome “Berlusconi”, sarà costretto a portare un fardello pesante e una grande responsabilità. Ma la politica è anche questo. Sulla possibilità che un parente del Presidente possa scegliere di scendere in campo, va chiesto alla famiglia».

Nei mesi scorsi si è parlato di frizioni interne tra “ronzulliani”, “tajaniani” e fedelissimi di Marta Fascina. Cosa è rimasto oggi di quei contrasti?
«Sono stati mesi non facili, anche a causa della salute del presidente che andava gradualmente peggiorando. Certo, mai avrei potuto immaginare un decorso così veloce e drammatico. Molto si è scritto, molto è stato detto, troppo si è esagerato, fantasticato e amplificato, su vicende e atteggiamenti sicuramente figli del momento particolare che si stava vivendo. E qualcuno ha cavalcato quell’onda a uso e consumo personale. La cosa migliore da fare ora è archiviare e mettersi tutto alle spalle, aprendo una pagina nuova, perché il migliore insegnamento che abbiamo ricevuto dal presidente Berlusconi è l’importanza dell’armonia.
Resterà indelebile il ricordo delle sue ultime telefonate e, in particolare, quella di sabato sera, due giorni prima di lasciarci: ci siamo capiti in un attimo, come sempre».

La linea forzista resta filogovernativa. Ma senza il leader siete più deboli nella interlocuzione con Giorgia Meloni?
«Non c’è stata, tanto per ribadirlo, non c’è e non ci sarà mai una linea antigovernativa, perché il governo è anche Forza Italia. E la delegazione dei nostri ministri gode di massimo rispetto e considerazione. Significherebbe descrivere un inesistente rapporto di sudditanza rispetto agli alleati. La coalizione cammina insieme fin dal 1994, ha scritto e realizzato programmi, ha sempre saputo far sintesi delle varie anime che hanno fatto parte della maggioranza, senza mai una prova di forza, né ieri, né oggi».

 



 

Superata l’onda emotiva, è possibile che una parte della classe dirigente azzurra possa essere attratta da Renzi o da Fratelli d’Italia?
«Come ho già avuto modo di dire, c’è una grande lealtà fra gli alleati. Per quanto riguarda Renzi e il suo partito, si sono presentati alle elezioni con una loro proposta politica. Gli italiani li hanno bocciati, condannandoli all’irrilevanza. Forza Italia ha programmi, penso alla giustizia, alle riforme costituzionali e alle grandi opere, che non mi sembrano incompatibili con Italia Viva. Se vogliono, possono chiedere di entrare nel centrodestra».

Parliamo di Silvio Berlusconi, l’uomo: un aneddoto personale che vuole condividere con noi, dopo tanti anni di collaborazione diretta?
«È difficile sintetizzare in un aneddoto 24 anni di un rapporto strettissimo e di grande affetto. Però, sorrido ancora quando al mio matrimonio, finita la messa, chiese al vescovo di dire due parole e fece una seconda omelia di 20 minuti, nel corso della quale parlò anche della riforma dell’Università. Mi mancheranno tantissimo le sue telefonate. Mi chiamava anche 10 volte al giorno, pure alle 2 del mattino. Mi chiedeva: “Dormi?”. E io, con la voce assonnata: “No, dottore, guardavo la televisione”. Mangiavo sempre alla sua destra e, quando era a dieta “rubava” dal mio piatto. Quando non volevo una cosa, mi chiedeva di prenderla lo stesso e poi la mangiava lui».

Cosa pensa delle polemiche sui funerali di Stato? Berlusconi non c’è più, l’anti-berlusconismo sopravvive, a quanto pare.
«Funerali di Stato e lutto nazionale erano doverosi nei confronti di uno statista che ha segnato la storia degli ultimi trent’anni di questo Paese. Il non celebrarlo degnamente sarebbe stato molto grave e irrispettoso. Non si può certo sorvolare, invece, su quanti non hanno avuto rispetto neanche di fronte alla morte: si descrivono da soli per quello che sono. Noi che l’abbiamo amato, ci sentiamo suoi orfani. Poi ci sono le vedove dell’antiberlusconismo. Quando era in vita, chi lo demonizzava, offendeva, o chi cavalcava la sua persecuzione mediatico-giudiziaria, è diventato ricco e famoso. Ora mi rendo conto che da domani dovranno cercare un altro lavoro o nuovo nemico. Ma trovarlo della grandezza di Silvio Berlusconi sarà impresa impossibile». 

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