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Lollobrigida, la mossa che stravolge gli sbarchi: chi potrà entrare in Italia

Antonio Castro
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Una gestione della formazione professionale direttamente nei Paesi d’origine per governare il fenomeno della migrazione economica. In vista del vertice internazionale di luglio (annunciato ieri dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani), l’intento del governo italiano è di arrivarci con una serie di patti bilaterali. Nei giorni scorsi Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha anticipato l’intenzione di regolare i flussi migratori dalla Tunisia e dalla Libia. Ieri è stata la volta del titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha annunciato l’avvio di «un altro passo avanti sulla formazione degli immigrati provenienti dal Bangladesh». Il tutto nasce da un incontro bilaterale con l’omologo Mohammad Abdur Razzaque a Hyderabad, a margine dei lavori del G20 in India. Il ministro dell’Agricoltura è dall’inizio del suo mandato che sollecita una soluzione. Non senza suscitare polemiche anche dentro la maggioranza. Resta il fatto che sussista la necessità di avviare un percorso condiviso tra i Paesi di forte migrazione economica e l’Italia.

INTESA AL G20
Insomma, scandisce Lollobrigida intercettato dall’agenzia di stampa specializzata Agricolae.eu, l’intento «è di organizzare corsi formativi prima delle partenze è la strada per promuovere un processo di integrazione in Italia, affinché gli immigrati regolari possano conoscere le tecnologie e i metodi di produzione italiani». Ma c’è di più: «Abbiamo chiesto di rendere più semplici le regole per il rimpatrio di chi arriva illegalmente nella nostra nazione odi chi ha commesso un reato», puntualizza il ministro. Il tutto si concretizzerà in «un tavolo di lavoro composto dai ministeri dell’Agricoltura, del Turismo e degli Interni di Italia e Bangladesh, per contrastare il fenomeno di flussi irregolari causati principalmente dalla povertà». Lollobrigida non vuole alimentare polemiche però ci tiene a ribadire che «il governo lavora affinché questo modello di collaborazione possa diventare un esempio di corretta inclusione e di collaborazione tra Stati, per dare a tutti gli immigrati la possibilità di ottenere quella formazione che può trasformarsi in un valore aggiunto per i loro Paesi e per l'Italia», taglia corto. Arrivando al vertice internazionale di luglio con un buon “pacchetto” di accordi bilaterali si potrà indicare il modello agli altri partner. L’Italia ha carenza di manodopera in alcuni settore strategici: dall’agricoltura al turismo, dall’edilizia al siderurgico. Si calcola che il fabbisogno di addetti per i picchi di produzione), possa ammontare a oltre 200mila addetti stagionali. Già a fine maggio il vicepremier della Lega si era detto disponibile a dare il via libera ad «ampliare i decreti flussi» per favorire l’ingresso di immigrati «regolari» che consentano di tamponare la carenza di personale lamentata da imprese e esercizi commerciali. Dai territori produttivi del Nord la richiesta di poter contare su «manodopera qualificata, riconosciuta e professionalizzata in alcuni settori è assolutamente fondamentale». Insomma, sarebbe una «follia», ha spiegato il leader della Lega, privarsi di ragazzi e ragazze, che da anni conoscono i nostri territori» e per questo sarebbe necessario «ampliare i decreti flussi per alcuni canali, come gli stagionali».

 

In altri Paesi - come ad esempio in Germania - si selezionano in anticipo platee di potenziali immigrati pensando alle necessità dei singoli comparti economici: dagli ingegneri siriani alla manodopera turca. C’è stata un’attenta politica degli accessi selezionati per professionalità richieste andando a ripescare anche medici, avvocati e altri laureati in genere che si erano formati in Europa. Superando così rapidamente pure l’iniziale ostacolo linguistico e sociale di inclusione. L’ultimo decreto flussi 2023 ha autorizzato 82.700 nuovi ingressi. Di questi 44mila stagionali di cui 22mila assegnati a soddisfare le richieste del comparto agricolo. Ma per le organizzazioni di categoria (Cia, Coldiretti, Confagricoltura) la richiesta è stimata intorno ai 100 mila lavoratori stagionali stranieri.

AUTORIZZATI IN 82MILA
C’è da vedere quale sarà la collaborazione con l’Europa. Durante il consiglio Affari interni a Lussemburgo del 9 giugno scorso i Paesi europei hanno raggiunto un’intesa per aggiornare, dopo 7 annidi negoziati, le procedure di frontiera e la gestione dell’asilo per i migranti. L’accordo prevede che tutti gli Stati partecipino alle redistribuzione dei migranti, o in alternativa, versino un contributo di 20mila euro a migrante al fondo comune per la gestione delle frontiere esterne («solidarietà obbligatoria»); l’esame delle domande di asilo dovrà avvenire con una “procedura di frontiera” e concludersi entro 12 settimane. Ma siamo ancora alle libro delle buone intenzioni. Ora dovrà discuterne il Parlamento europeo. Poi dovrà essere approvato definitivamente entro nei primi mesi del 2024.

 

 

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