Giorgia Meloni in Francia, l'obiettivo: Expo 2030
L’ultima Expo italiana fu a Milano. E ora Giorgia Meloni vola a Parigi per conquistare con Roma l’edizione 2030. All’attuale premier l’incarico di portare a casa una responsabilità che fu divisa tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Sarebbe la consacrazione di una nuova leadership italiana nel mondo per l’importanza dell’evento. Milano – eravamo nel 2008 a cavallo dei governi tra i due duellanti di allora – battè Smirne, Turchia, per la quale combattè Erdogan. Quella di martedì prossimo sarà la presentazione decisiva per la candidatura da scegliere il prossimo 28 novembre, sempre a Parigi, nell’assemblea dell’ufficio internazionale delle Esposizioni. Tanto per capirne l’importanza, nella data prescelta per l’autunno, voteranno a scrutinio segreto i rappresentanti di 180 governi.
Mai come ora, si tratta di un’Expo per la Nazione. Andando a Parigi per Expo, la Presidente del Consiglio non avalla con la sua presenza iniziative altrui, ma gioca in proprio e non certo per il suo predecessore Draghi o per Gualtieri. Anche perché nel 2030 chissà chi sarà il sindaco di Roma...
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SFIDA NAZIONALE
Comunque, con lei a Parigi saranno lo stesso Gualtieri assieme al governatore del Lazio Francesco Rocca e all’ambasciatore Giampiero Massolo, instancabile presidente del comitato promotore della candidatura di Roma Expo 2030.
A Parigi la Meloni va a delineare la sua personale visione per l’Italia, attorno ad un progetto che non riguarda solo Roma, ma investe la Nazione intera, attraverso la sua Capitale. Il gesto ha un valore complessivo e tutt’altro che locale. Perché è ormai dimostrato dalle più diverse edizioni che si sono susseguite, ogni paese mette in mostra il meglio di sì, che non è espressione di una sola città, pur se dell’importanza della Capitale. Sarebbe una visione riduttiva. In sostanza, è l’Italia governata dalla Meloni a presentarsi. Il confronto, che poi sarà deciso appunto a novembre, sarà con Arabia Saudita e Corea del Sud (mentre si deve ancora stabilire sulla riammissione di Odessa). In gioco ci sono senso di realtà e visione. E su questo si misurerà la presidente del Consiglio.
Senso di realtà, perché nel mondo di oggi sono i leader a mettersi in gioco. Essi sono consapevoli dell’importanza strategica dei grandi eventi e progetti unificanti per le loro Nazioni. Ma anche del valore cruciale del percorso che gli Stati compiono per aggiudicarsene l’organizzazione: fatto di una rete complessa e articolata di relazioni e contatti tra governi che rafforzano in ogni caso il peso e la posizione internazionali dei loro Paesi e lasciano percorsi di collaborazione destinati a durare. Un investimento che va ben oltre al singolo progetto e al suo aspetto finanziario e strutturale, pure assai significativo, viste le ingenti previsioni economiche che lo caratterizzano. Visione, perché la presenza di Meloni a Parigi, davanti ad un consesso che riunisce quasi tutta la comunità internazionale con i 180 Governi, le fa cogliere un’occasione preziosa. Quella di definire e presentare il proprio progetto per l’Italia. Da Palazzo Chigi rimbalza la volontà di una Nazione senza complessi, capace di mettersi in gioco e di giocare a tutto campo, consapevole di sé e del valore intrinseco di esserci e di partecipare.
E tutto questo in un disegno che colloca l’Italia in una fitta rete di rapporti con al centro una visione coerente del suo ruolo e del suo sviluppo: saldo negli schieramenti, affidabile e duraturo nelle partnerships, promotore di forme non predatorie e inclusive di cooperazione internazionale, campione di una sostenibilità responsabile e basata su tecnologie d’avanguardia. È una sfida con tutto il suo fascino, che chiunque può comprendere. È un progetto nazionale complessivo ad essere riflesso nell’iniziativa di Roma/Italia Expo 2030 e che assume ancora maggior valore con la presenza di Giorgia Meloni a Parigi. Una straordinaria occasione, una opportunità fondamentale per la Nazione intera.
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