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Forza Italia, Formigoni: due ipotesi in campo per il futuro del partito

Roberto Formigoni
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È passata meno di una settimana dalla morte di Silvio Berlusconi, le pagine dei giornali sono ancora piene dei commenti e delle analisi, le televisioni traboccano di immagini. E il cuore dei credenti, e anche di tanti non credenti, è ancora colpito e commosso dalle parole umanissime e insieme divine del vescovo Delpini. Voglio dire, ce n’è a sufficienza per meditare e ragionare su ciò che è successo, per lasciarsi colpire dalla partecipazione così numerosa e commossa ai tre giorni di lutto e alle esequie. Ci servirebbe.

Sì, ci servirebbe per capire come il giudizio corrente su quest’uomo era così diverso dalla realtà, e come questo è indice del nostro sfasamento così frequente di fronte a ciò che accade. Ma si è inesorabilmente fatta avanti un’altra domanda: e ora cosa accadrà? Ora che ne sarà di Forza Italia, del futuro della politica italiana? Sono domande legittime ma, lo dico subito, a cui è impossibile dare risposte in tempi brevi. Dovranno passare non settimane, ma due o tre mesi almeno: perchè la famiglia possa decidere realmente cosa fare, perchè i nuovi responsabili, appena nominati, si dimostrino all’altezza del duro compito, per capire quali saranno le mosse delle altre forze politiche. Possiamo avanzare solo ipotesi.

 

La prima è che la figlia Marina decida per il sì a ciò cui finora ha detto no, prendere in mano le redini del partito. Fi sarebbe così trasformata in partito dinastico? No, perchè Marina potrebbe benissimo sottoporsi a una votazione degli iscritti, e risultare democraticamente eletta.

Un’altra ipotesi è quella della diaspora. Passata l’onda emotiva è questo il rischio che incombe sul partito. Berlusconi ha sempre rifiutato di riconoscere uno o più delfini, anzi è apparso irritato davanti ai più capaci che emergevano, quasi ne temesse il tradimento. Come Saturno il Cavaliere ha divorato i suoi figli, e politicamente questo è stato il suo errore, il futuro del partito sembrava non lo interessasse. Come nel 1994 ha colmato il vuoto che c’era nella politica italiana, così oggi quel vuoto si è ricreato. La diaspora dipende anche dall’atteggiamento degli altri partiti di centrodestra: riusciranno Lega e FdI a resistere alle tentazione di dividersi le spoglie di Fi? Metteranno il veto ad ogni cambio di casacca?

Un’altra ipotesi potrebbe essere la fusione, un PdL2, ma la Meloni appare contraria, Salvini ne sarebbe irritato, e la reazione degli elettori è tutta da valutare. Come si vede incognite non ne mancano, ci sono anche da calcolare i 90 milioni di debito del partito, finora garantiti personalmente dal Cavaliere. Io non vi nascondo la mia preferenza: che Forza Italia viva, che i responsabili sappiano lavorare nell’accordo, volendosi bene, così che gli elettori possano fidarsi di loro.

 

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