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Gianni Letta, "chiamo io": la decisione davanti a Marina e Pier Silvio

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Ci pensa e ci penserà Gianni Letta. E' lui, l'eminenza azzurrina che non ha mai preso la tessera di Forza Italia, ad aiutare Marina, Pier Silvio e i tre più giovani figli di Silvio Berlusconi a gestire il periodo del lutto, complicato dal punto di vista emotivo, certo, ma anche e soprattutto pratico e politico. Un retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera ricostruisce le concitate ultime ore di Arcore, con il ruolo-chiave dell'ex sottosegretario, fedelissimo e uomo-macchina per eccellenza del Cavaliere ai tempi di Palazzo Chigi e non solo.

 

 

 

"Se il telefono di Arcore squilla ancora è perché lì si è fermato Gianni Letta", scrive il retroscenista di via Solferino. Un evento eccezionale, per tempi eccezionali. In passato, infatti, lo zio di Enrico non si fermava mai in Brianza, preferendo tornare sempre nella sua Roma dopo gli incontri con Berlusconi. Contava di "fare la spola" almeno per un altro anno, ma la situazione clinica del Cav è peggiorata di colpo: "E' successo quello che nessuno di noi si aspettava", avrebbe commentato Letta.

 

 

 

Insieme a Fedele Confalonieri, altro braccio destro di Silvio, si è diviso le incombenze pre-funerale: Gianni al telefono con il Quirinale, con cui da 30 anni ha rapporti diretti e decisivi indipendentemente dall'inquilino del Colle, per le esequie di Stato. "Chiamo io", avrebbe detto ai figli del Cav. Mentre il milanese Fidel si occupato dell'organizzazione logistica con la Prefettura. Una squadra perfetta, come ai bei vecchi tempi, che gode della fiducia incondizionata degli eredi del Cav. "Gianni riveste un ruolo centrale. In lui è riposta grande fiducia", spiega Verderami raccogliendo le voci berlusconiane e sottolineando che "quello che faceva per il padre continuerà a farlo per i figli, sfruttando le sue relazioni nei palazzi del potere capitolino. Aprendo porte che nessuno di loro a Roma ha mai varcato".

 

 

 

Primo punto in agenda: il futuro di Forza Italia, per garantire "un atterraggio morbido quando verrà il momento. Ieri si è sentito con Antonio Tajani: c’è da preparare la lunga marcia verso le Europee dell’anno prossimo e bisognerà decidere come affrontarle". In programma ci sarebbero varie telefonate con i leader centristi, con la prospettiva di riunire tutti sotto l'egida di un grande Partito popolare stile europeo. Molto, ovviamente, dipenderà dalle volontà di Marina e Pier Silvio e dalle mosse di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma, conclude sibillino Verderami, a Gianni sarebbe riservato un ruolo "da Cassazione", perché ogni suo giudizio è una sentenza. 

 

 

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