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Elly Schlein ai funerali? Dove manda la fedelissima Gribaudo

Francesco Specchia
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Se l’immaginassimo come il Tom Sawyer dei romanzi di Mark Twain, il ragazzo che osservava da dietro un cespuglio le proprie finte esequie; be’, a Silvio Berlusconi il suo funerale visto dall’alto sarebbe piaciuto. C’era la vertigine dell’insieme. L’inno alla gioia nell’omelia dell’arcivescovo Delpini; la folla comune, sterminata e persa nella liturgia ambrosiana; la doverosa presenza di rappresentati dello spettacolo, dello sport, della politica: il cavaliere avrebbe gradito tutto questo. Probabilmente, però, nonostante la sua irresistibile voglia d’essere amato, Silvio non avrebbe gradito l’ipocrisia.
Tipo quella di Elly Schlein. Per dire.

È freudianamente interessante osservare la presenza della segretaria del Pd, a lento passo dietro al feretro e nel Duomo immerso in un fragore silenzioso; mentre, contestualmente, il suo braccio destro, la “vicepresidente nazionale del Pd e fedelissima di Elly” Chiara Gribaudo massacrava Berlusconi sulla pagine di Repubblica. «Non partecipiamo alle beatificazioni» dichiarava arcigna Gribaudo in un’intervista «non dimentichiamo le leggi ad personam, gli attacchi alla magistratura, il sessismo. Gli italiani che lo hanno amato, lo hanno fatto anche nelle sue ombre, che non erano poche. Nel tempo Fi certamente è diventato un partito più centrista, ma solo perché i suoi alleati si sono estremizzati».

 

 

La metteva giù piano, insomma. A questo s’aggiunga l’«inopportunità del lutto nazionale» già strombazzato da Rosy Bindi. Poi, il forfeit del sinistro italiano Nicola Fratoianni e del verdissimo Angelo Bonelli, il quale, però, ha «espresso il mio cordoglio anche se non vado al funerale». Ma è il succitato, inedito bipolarismo del Pd, questo veltroniano «ma anche» (rendo omaggio allo statista, ma anche lo lascio cospargere di napalm, legittimo un protagonista della Storia nazionale ma anche ne stigmatizzo le molte le nefandezze: robe così...) che rende Elly Schlein la vera nota stonata nella grande elegia funebre di Berlusconi. 

Non la “stecca fuori dal coro”, occhio. La nota stonata.

LA NOTA STONATA - Una nota che ieri, si propagava nella potente e innaturale atmosfera di doloroso rispetto, nella polifonia dell’embrassons nous tra politica, sport, spettacolo e gente comune; mentre il coro “Silvio, Silvio, Silvio!!”- –inedito e molto calcistico, davanti al sagrato d’una chiesa –s’arrampicava al cielo rendendo vapore acqueo qualsiasi polemica sul proclamato lutto nazionale. La Schlein – con tutto il rispetto - è parsa blandire l’istituzione da un lato, e sobillare il suo pubblico extraparlamentare dall’altro. A ‘sto punto, tra la segretaria e i suoi epigoni che sprizzano ipocrisia davanti alla bara (terrificante il tweet di Gad Lerner che insultava il cadavere caldo mentre s’infilava in chiesa, in passerella), be’, se proprio vogliamo, è stato meglio Giuseppe Conte.

Il presidente del M5S, all’inizio, si era proposto come araldo di un rispettoso onore delle armi e di cordoglio verso la morte di Silvio, e il suo stesso popolo. E l’aveva fatto, Conte, in un tweet da statista, liberale e degno d’encomio: «È stato, Berlusconi, un imprenditore e un politico che in ogni campo in cui si è cimentato ha contribuito a scrivere pagine significative della nostra storia». Il giudizio politico, perpetuato attraverso quel suo tweet, era lucido e positivo: «Anche chi lo ha affrontato da avversario politico deve riconoscere che non gli sono mai mancati coraggio, la passione, la tenacia».
Che è un po’ spiazza, come se l’ingegner Carlo De Benedetti facesse un necrologio chiamando Berlusconi «indomito combattente» (poi, l’ha fatto, sul Corriere della Sera).

 

 

Peccato che gli stessi accesi militanti pentastellati ferocemente antiberlusconiani, subito dopo la pubblicazione del cinguettio di Conte, avessero massacrato il loro Presidente. Il quale, alla fine, ha disdettato le esequie con un post laconico «Oggi è il giorno del silenzio. Ciò che dovevo fare l’ho fatto. Non ho altro da dire domani in un post spiegherò le mie ragioni». Ergo: Conte si è tirato indietro all’ultimo momento, ma almeno la sua latitanza è stata il riflesso del vero volto del Movimento; che si ritrova anche nell’urticante copertina del Fatto Quotidiano subito dopo la dipartita: “La Repubblica del Banana”. Ma, insomma, almeno i tupamaros del grillismo incendiario sono stati coerenti. Così come gli avversari berlusconiani di sempre, D’Alema e Bersani, ovviamente assenti dalla liturgia funebre.

BASSI SONDAGGI - Elly Schlein, invece, coerente lo è stata meno. Da un lato una delegazione ufficiale del Pd - oltre alla segretaria, i due capigruppo, Francesco Boccia per il Senato e Chiara Braga per la Camera- esprimeva il suo lutto per Silvio, sotto la navata di Santa Maria Nascente. Dall’altro, una turba non ufficiale di altri Dem, proprio su Silvio rovesciavano livore. Veltronianamente è il «non solo, ma anche», appunto. Ci premettiamo di dire che trattasi di una strategia comunicativa che nel tempo tende ad essere fallimentare. Non è un caso che ad Agorà su Raitre i sondaggi Emg-Different di Fabrizio Masi diano un centrodestra stabile: Fratelli d’Italia al 27,5 dal 27,8%, sopra il voto di settembre 2022; la Lega al 10% e Forza Italia che sale al 7,4%. Mentre nel centrosinistra in difficoltà il Pd è tornato sotto il 20%, al 19,9% (-0,4); e M5S resta al 15,2%. Mentre, per quanto riguarda la fiducia nei leader, nulla scalfisce la premier Meloni al 45%; e, di converso, Elly Schlein perde ben 2 punti, dal 30 al 28%. La rilevazione pare sia stata fatta dopo l’uscita della Bindi sull’«inopportunità dei funerali di Stato» per il Berlusca e il commento, a suo sostegno, dello schlieniano capo-delegazione dell’Europarlamento Brando Bonifei. Ma tant’è. Ieri era il giorno della pietas, della sospensione della credulità per molta parte del Paese. Da domani si tornerà in guerra. In mezzo a tutto c’è, ora e per sempre, Silvio... 

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