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Marina Berlusconi, "preferisco essere me stessa": chiude i giochi con una frase

Giancarlo Mazzuca
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Mai come nelle ultime settimane, Berlusconi ha avuto tante persone vicine: se nei suoi 86 anni di vita ha dovuto evitare moltissimi scogli, nel giorno della sua scomparsa tutti (o quasi) si sono scoperti suoi amici: lo sono diventati anche certi irriducibili avversari sul fronte politico, a conferma che, pur tra alti e bassi, Silvio è riuscito a seminare bene nella sua vita a 360 gradi. Ma, ovviamente, l’affetto più grande per l’ex premier è stato manifestato, soprattutto in questi giorni di lutto, dai suoi familiari. In particolare, è stata apprezzata la grandissima discrezione che, ancora una volta, ha dimostrato Marina, la figlia maggiore e, quindi, la prima erede di Silvio, che, in questi anni, ha preso sempre più saldamente le redini del gruppo imprenditoriale.

 


Sono andato a rileggermi l’intervista, la prima, che una giovanissima Marina mi concesse quando scrissi, assieme a Paolo Mazzanti, il libro “Eredi. Padri e figli del capitalismo italiano“. Alcune di quelle dichiarazioni sono ancora attuali. Già trent’anni fa, era stata molto chiara sul problema della successione in azienda: «Mi piacerebbe tanto essere come mio padre, avere la sua creatività, il suo coraggio, la sua perseveranza nel trasformare l’utopia in realtà, ma rischierei di essere soltanto una brutta copia di Silvio Berlusconi. E, allora, preferisco essere me stessa, ammettere i miei limiti e andare avanti secondo i miei mezzi». Un modo per dire che lei si sarebbe comunque mossa con una certa autonomia, cosa che, in effetti, ha fatto in tutto questo tempo alla guida della Fininvest. Non avrebbe potuto essere agli stessi livelli del padre per tanti motivi, ma per due in particolare: «(...) Perché sono donna e, paradossalmente, sarà ancora più difficile perché mi chiamo Berlusconi».

 


Già ai tempi dell’intervista, Marina aveva, insomma, dimostrato di avere le idee molto chiare sul suo futuro e su quello del gruppo: «Credo che mio padre mi seguirà da vicino: papà è il mio grande consigliere e maestro. Ma potrò anche contare sui suoi più vicini collaboratori, che sono i miei migliori amici. Per me sono come degli “zii” ed io li chiamo proprio così». Già allora la Berlusconi si era resa conto che i problemi da affrontare sarebbero stati tanti anche se il suo ottimismo non è mai venuto meno: «Mio padre dice che fa più rumore un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce. Questa è la fotografia del nostro sistema economico: finché il capitalismo italiano potrà contare su queste imprese familiari, il futuro del Paese sarà assicurato nonostante il degrado della pubblica amministrazione e della politica in generale». Proprio questo suo giudizio sulla politica è la miglior conferma che Marina molto difficilmente prenderà adesso in mano le redini di Forza Italia, ipotesi che è stata adombrata da qualche giornale. Lei, politicamente parlando, ha preferito restare sempre defilata.

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