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Lorenzo Fontana: "I cattolici sono parte dello Stato. Centrodestro autoritario? Non mi pare"

Lorenzo Fontana

Pietro Senaldi
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«Allora tocca a te». Quando, dopo le fibrillazioni a Palazzo Madama, è stato chiaro che la presidenza di Montecitorio sarebbe toccata alla Lega, Matteo Salvini non ha avuto esitazioni nell’indicare Lorenzo Fontana come candidato. «Non me lo aspettavo» confessa oggi il prescelto. La sua elezione venne accompagnata da un frastuono di polemiche da parte dell’opposizione. Essere un tradizionalista cattolico e aver lavorato per dieci anni a Bruxelles come europarlamentare, tessendo la rete di rapporti del Carroccio, gli costarono accuse infamanti. Venne dipinto come una via di mezzo tra Savonarola e D’Annunzio, ma senza licenza poetica anche molto peggio, precipitato a capo delle istituzioni per terremotarle. Rileggere a otto mesi di distanza certi ritratti al vetriolo dice molto della capziosità del circolino mediatico progressista, che arma, imbecca e alimenta i propri scudieri parlamentari, altrimenti banali, scoraggianti e ingenui come una Schlein qualsiasi.

Ma non è la polemica il registro di questo colloquio. Da che è assurto allo scranno più alto di Montecitorio, Fontana si è dato il compito di non alimentarle. Mentre il suo collega a Palazzo Madama, Ignazio La Russa, ha deciso di tenere distanti l’attività dentro l’Aula, improntata alla massima imparzialità, da quella extraparlamentare, dove non perde occasione per indossare la sua casacca, il presidente leghista ha scelto un profilo diplomatico anche fuori da Montecitorio. Lo rivela la sua agenda, densa di appuntamenti diplomatici con gli altri responsabili delle istituzioni delle nazioni della Ue e di incontri e commemorazioni. Dalla visita alla tomba del beato Acutis al premio alla madre che ha donato il rene al figlio, questo è il modo di far politica di Fontana, promuovere i valori in cui crede senza bisogno di sbatterli in faccia urlando, allo stile della Boldrini, per intendersi. Risultato, anche per l’opposizione e i suoi corifei è impossibile gridare “al lupo, al lupo” e le critiche al presidente leghista sono state per lo più pretestuose e durate lo spazio di un mattino. Rispetto della Costituzione, consolidamento del ruolo istituzionale dell’Italia in Europa e promozione dei valori fondanti della Repubblica sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo dell’azione di Fontana, se vogliamo ribadire la sua fervente anima cattolica.

 



 

Presidente, un primo bilancio del mandato?
«È stato un periodo molto intenso. Con le elezioni politiche anticipate, il Parlamento è stato impegnato da subito con l’esame e l’approvazione della legge di bilancio. L’abbiamo licenziata entro il 31 dicembre, evitando così l’esercizio provvisorio. Siamo all’inizio della legislatura, e quindi il grosso del lavoro è ancora da fare. Per ora però, valuto positivamente l’attività fin qui svolta nel complesso dalla Camera. E incrocio le dita fiducioso per il futuro».

Di recente è partito il tormentone del supposto autoritarismo del governo e della maggioranza. Qual è il suo punto di vista?
«Non spetta a me esprimere valutazioni su polemiche politiche. Faccio solo rilevare che, sul piano istituzionale, sono state pienamente rispettate norme, consuetudini e prassi costituzionali».

Lei ha scelto di mantenere un alto profilo istituzionale anche al di fuori dei compiti operativi che ha da presidente della Camera, come emerge anche dalla serie molto fitta dei suoi impegni internazionali e diplomatici. Ha incontrato il Presidente del Parlamento Ue Metsola, lo speaker degli Usa McCarthy, il suo omologo della Knesset Ohana e molti altri. Perché questa intensa attività?
«In effetti in questi mesi non ho seguito soltanto l’attività parlamentare in senso stretto. Oltre a numerosi rappresentanti di Paesi esteri ho incontrato anche molti esponenti dell’associazionismo e della società civile. Sono stati tutti appuntamenti molto preziosi e utili. Tutti gli interlocutori hanno espresso giudizi molto positivi sul nostro Paese e sul ruolo che esso riveste nel contesto politico ed economico internazionale. Ho sottolineato loro la necessità di rafforzare la cooperazione interparlamentare, aumentando le occasioni di dialogo tra i rappresentanti delle istituzioni. La collaborazione con gli altri Paesi è infatti indispensabile per favorire la pace e garantire la necessaria stabilità nel Mediterraneo, nel Nord Africa e nell’area dei Balcani. A tal fine, un contributo estremamente importante può darlo la diplomazia parlamentare».

Lei è stato anche eurodeputato per due mandati, fino al 2018, e non ha lesinato critiche all’istituzione europea. Oggi è cambiato lei, è cambiato il suo ruolo o è diversa l’Europa?
«Il Covid e la guerra in Ucraina hanno certamente influenzato in misura significativa l’attività dell’Unione Europea, che è stata chiamata ad assumere decisioni eccezionali in un periodo storico altrettanto eccezionale. Tutto ciò avrà sicuramente conseguenze sullo sviluppo della costruzione europea e sui futuri equilibri politici».

Al netto della figuraccia rappresentata dal Qatargate...
«Non c’è dubbio. Quanto accaduto obbliga tutte le istituzioni a riflettere sui meccanismi preposti a difendere la credibilità e l’autorevolezza dei singoli deputati come dell’istituzione nel suo complesso. Lo scandalo del Parlamento europeo ha fatto emergere un tema estremamente delicato quale quello delle ingerenze indebite di altri Stati nei processi decisionali, con evidenti pericoli per la sicurezza interna».

Cosa bisogna fare perché non si ripetano episodi così spiacevoli, per non dire criminali?
«Occorre aumentare i livelli di trasparenza sull’attività parlamentare, rendicontazione delle spese e conflitti di interesse. Calma però nel tirare le somme, talvolta anche inchieste giudiziarie o mediatiche possono poi rivelarsi ingerenze condizionanti».

Un altro tema delicato è quello della cybersicurezza...
«Certamente. Anche la cybersicurezza è legata alla difesa della sicurezza interna e alla tutela da ingerenze esterne. Da presidente della Camera, è stata una delle mie prime preoccupazioni. Ho fatto subito avviare un potenziamento e un monitoraggio costante della rete infrastrutturale a supporto dell’istituzione parlamentare che rappresento».

 



 

Dunque porte blindate, a Montecitorio non entra più uno spillo?
«Tutt’altro. Montecitorio a porte aperte continua a registrare presenze record di cittadini e soprattutto di famiglie. La Camera dei deputati resta sempre la casa degli italiani».

Famiglia, tema particolarmente caro a lei, che fu ministro della Famiglia nel governo gialloverde. Come concilia il ruolo istituzionale con la sua forte identità tradizionalista e cattolica che alla sua nomina le venne contestata come una colpa?
«Sono ruoli perfettamente compatibili. Il cattolicesimo è parte integrante della nostra identità e dunque delle nostre istituzioni e delle nostre tradizioni».

Non a caso lei di recente è stato anche ad Assisi...
«Sì, una visita istituzionale particolarmente emozionante e commovente. Ho avuto modo di apprezzare il prezioso lavoro degli operatori e dei volontari della Caritas di Foligno. Ho anche constatato di persona l’eccellenza dell’Istituto Serafico di Assisi, che si occupa di ragazzi disabili con amore e professionalità».

E poi la visita alla tomba del Beato Carlo Acutis, che lei ha espressamente citato nel suo discorso di insediamento alla presidenza della Camera. Perché?
«La sua è una meravigliosa figura da valorizzare; è già un punto di riferimento per molti ragazzi. Il Beato Carlo Acutis testimonia che è possibile condurre un’esistenza improntata ai valori cristiani anche essendo giovani e vivendo a pieno la contemporaneità».

Lei stesso diventato presidente molto giovane, a 42 anni...
«Sono convinto che l’entusiasmo e il dinamismo dei ragazzi, laddove riescano a esprimere compiutamente le proprie potenzialità, possa contribuire in modo significativo alla costruzione di una società migliore. Ecco perché penso che occorra un deciso impegno della politica e delle istituzioni per supportare la famiglia nella formazione umana, culturale e civile delle nuove generazioni alle quali va data fiducia. La gioventù è il luogo dove si costruisce il futuro del nostro Paese. Dobbiamo restituire ai giovani la capacità di sognare e di credere fortemente nella realizzazione concreta dei loro sogni e delle loro aspirazioni».

A proposito di famiglia, nel mese scorso ha perfino premiato una mamma alla Camera...
«Una mamma esemplare, che ha donato un rene a uno dei suoi quattro figli poco più che ventenne, ma già privo di un rene sin dall’età di un anno, dandogli così la vita per una seconda volta. Una storia che mi ha particolarmente commosso. Un bellissimo messaggio d’amore verso i figli».

Figli anche piccolissimi, come il bebè allattato in Aula l’altro giorno...
«Un traguardo storico. Ne sono felice. La prima deputata mamma che può allattare nell’Aula della Camera durante i lavori dell’Assemblea è anche un messaggio di speranza in questo inverno demografico che sta attraversando il nostro Paese affinché questa possibilità sia concessa nei luoghi di lavoro a tutte le neo-mamme».

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