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Giuliano Ferrara, la maledizione contro chi ha odiato il Cav: "Che fine dovete fare"

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"Chi lo ha accusato con animosità va lasciato nella sua bolla di invidia astiosa". Giuliano Ferrara, nel suo editoriale sul Foglio, rende omaggio a Silvio Berlusconi di cui fu ministro nel primo governo a sua guida. Era il 1994 e l'Elefantino racconta di via di Santa Maria dell'Anima, una strada romana vicino a Piazza Navona, e dell'appartamento dall'atmosfera oscura e ombrosa, tipica delle dimore storiche di Roma. Lì l'imprenditore brianzolo, noto per la sua flessibilità e cortesia, teneva la televisione accesa in cucina e, circondato dai suoi collaboratori, veniva informato di tutto ciò che passava sullo schermo. La sua immaginazione potente ha generato eventi significativi, puntualizzava Ferrara, sostenendo che con Berlusconi l'inimmaginabile è diventato realtà, influenzando la cronaca e la storia di un'intera nazione che si è nutrita di cibo, calcio, televisione, politica, sesso, galanteria, umorismo e fantasia sfrenata. 

 


La notizia della morte di Berlusconi ha suscitato dolore e ricordi in due generazioni di italiani, scrive Ferrara facendo notare che "ci si perde nel labirinto delle sue grandezze, dei suoi errori, delle sue sconcezze culturali, delle sue invenzioni clamorose, delle sue raffinatezze, del suo linguaggio benigno e oltraggioso, dei suoi incantamenti". Chi fu contro di lui, in quel labirinto ci si perderebbe di nuovo, puntualizza l'Elefantino. "Chi fu con lui, e lo fu con accanimento, convinzione, affetto, conosce già la via d’uscita. Chi lo ha accusato con animosità va lasciato nella sua bolla di invidia astiosa".

 

 

 

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