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Giorgia Meloni ringrazia Elly Schlein: "Destra autoritaria? Più il Pd lo ripete, più vinciamo le elezioni"

Francesco Specchia
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La cara Elly, ovvero il miglior nemico che si potesse desiderare.  Immaginate la «splendida cornice». Otto applausi tonanti da parte della stessa flotta di imprenditori che soltanto l’anno prima avevano osannato Draghi: lo scroscio d’entusiasmi avviene in meno di cinquanta minuti all’ombra di ulivi secolari, a due passi dalla piscina scavata nella roccia giusto per combattere la canicola e le malelingue. Così, sotto le stelle pugliesi, al Forum in Masseria di Bruno Vespa, Giorgia Meloni risponde alle accuse di autoritarismo e inconcludenza che –in un immaginario faccia a faccia, da Bologna- le riserva la segretaria Pd. Giorgia sulla strategia comunicativa della leader dem risulta simpaticamente implacabile. 

 


NEMICA MIA Prima la prende larga: «Più ancora che questi signori che vogliono impedire di parlare a un ministro (Roccella al Salone del Libro, ndr) sono stupita che la segretaria del Pd dica che siamo allergici al dissenso: se confonde il dissenso con l’autoritarismo abbiamo un problema. Escludo che gli italiani credano che siamo in un regime di autoritarismo».
Poi -bang!- la fucilata: «So che la preoccupazione della segretaria del Pd è reale, non strumentale, lei è davvero preoccupata. La voglio tranquillizzare: il centrodestra da sempre difende le libertà di cittadini, famiglie e imprese, questo noi stiamo dimostrando e gli italiani lo capiscono», ha affermato ancorala Presidente del Consiglio rispondendo a una domanda sui timori di Elly Schlein sulle misure autoritarie da parte del governo. «Se il nuovo corso del Pd è andare dritti sulla strada che li ha portati alla sconfitta elettorale non sono nessuno per dirgli di cambiare strategia». Tradotto: il vostro masochismo è la vivida assicurazione sulla vita di questo nostro esecutivo.


PIL E TAGLIO DEL CUNEO Meno male che Elly c’è. Dopodiché, in quest’ottica, ogni altro argomento trattato dalla premier scivola tra i sorrisi degli astanti (specie quello di Bruno), le sigarette e il vino accesi, la terra rossa di Manduria. Dice Meloni, toccando la carne dell’economia, «essenziale» per il Paese: «In Italia c’è un problema di salari, l’obiettivo è rendere il taglio del cuneo strutturale, dipende dalle entrate dello Stato, che dipendono dalla crescita». E ancora: «Il dato più importante è il Pil italiano che cresce oltre la media europea. Il governo deve dare i suoi segnali, l’economia risponde e lo sta facendo, ma non è un fuoco di paglia. L’Italia ha appena raggiunto il record storico di numero di occupati (dal 1997, è 60,9%, ndr) e di contratti stabili, e tutto è trainato dall’occupazione femminile».
Tema migranti sugli scudi per la premier: «Sulla Tunisia sto lavorando quotidianamente, domenica ci recheremo io, von der Leyen e il primo ministro olandese Rutte. Ci sono già stata martedì, ed è grazie al lavoro molto prezioso che l’Italia ha fatto, insieme a quella missione, che si dovrebbe concretizzare il primo pacchetto di aiuti della commissione che è anche propedeutico a favorire l’accordo con il Fondo Monetario.


VIAGGIO IN TUNISIA A Tunisia e Fmi chiedo un approccio il più possibile pragmatico e non ideologico e mi pare che su questo si stiano facendo passi in avanti». E perfino lo stesso cancelliere Scholz ha dimostrato «che c’è un cambio di priorità sui flussi migratori».


RATIFICA DEL MES Vespa stuzzica Giorgia anche sul Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, la cui ratifica è invocata dalla Ue e non solo. Prima la premier pare vibrar di dubbi: «Il Mes è un tema che sarebbe stupido aprire adesso, per due ragioni: la prima è che non ho cambiato idea sul Mes, ma è una parte di una serie di strumenti che vanno discussi nel loro complesso. Non ha senso ratificarne la riforma se non sai cose prevede il nuovo patto di stabilità e crescita. Su questo anche Scholz è d’accordo: basta austerità». Ma poi è assai recisa: «Il Mes è uno stigma che ora rischia di tenere bloccate delle risorse in un momento in cui invece stiamo tutti cercando risorse: poi non verrebbe utilizzato da nessuno. Spero che si affronti questo tema in modo pragmatico e non come in Italia, in modo ideologico. Ratificare la riforma senza capire il meccanismo che ne segue sarebbe stupido».


RATA DEL PNRR Per Meloni la terza tranche del Pnrr l’Italia se la porterà a casa senza tentennamenti. E «entro il 31 agosto» saranno rivisti alcuni obiettivi del Piano di Ripresa e Resilienza per potere inserire il capitolo del RePowerEu cioè i fondi specifici per l’energia «perché tra gli obiettivi che abbiamo c’è quello di trasformare la nazione in un hub energetico per l’Europa». Il piano Fitto, in pratica.


RIFORME E REFERENDUM Sviscerando il tema delle riforme, Meloni ricorda quindi a chi si oppone all’autonomia differenziata che «non ci sono Regioni che vengono discriminate e altre che vengono rafforzate». Alla base, rimarca, c’è «un principio che responsabilizza i governatori e la classe politica», e «non mi stupisce che quelli che la contestano di più siano anche quelli che non sono riusciti a spendere i fondi europei». Evocando, nello specifico, la riforma costituzionale e l’Italia culla del diritto, Meloni, dando mandato di elaborare una proposta che preveda il premierato, invia un messaggio all’opposizione: «Se l’approccio dovesse essere di dire no a tutto, chiederemo agli italiani al referendum di dirci che cosa pensano». Contemporaneamente, da Bologna alla Repubblica delle idee, Gentiloni ammette che per l’Europa non ci vedono come l’Ungheria e che, insomma, non siamo esatamente degli sfigati. Giorgia ringrazia. La figlia Ginevra e il compagno Andrea Giambruno sorridono. Gli astanti si «spellan le mani», recitano le cronache. Brunello Vespa stappa il suo vino per l’ennesimo scoop...

 

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