Elly Schlein, cinque ore in conclave con i fedelissimi: cosa è successo
Ripartire da battaglie su temi concreti. Tre in particolare: sanità, lavoro, scuola. E costruire, attorno a questo, una mobilitazione nel Paese, che andrà di pari passo al giro nelle fabbriche che la segretaria intende fare. È questa la proposta che Elly Schlein ha fatto durante una segreteria-fiume (è durata quasi cinque ore). Con due obiettivi: rispondere alla maggioranza, incalzare il governo, provare a conquistare una centralità che in queste settimane non si è riusciti tante volte ad avere, ma anche reagire alle critiche che sono venute dall’interno del Pd. Da chi ha sostenuto Stefano Bonaccini al congresso, ma anche da chi ha appoggiato lei.
Nicola Zingaretti, per esempio, le ha ricordato come il Paese abbia bisogno di «proposte», non solo di «opinioni», mentre l’area Bonaccini, pur non volendo fare guerra alla segretaria, ha dato segni di insofferenza per scelte operative (vedi il caso De Luca-Ciani) e di contenuto (dall’Ucraina ai temi etici). La risposta dovrà essere declinata nei prossimi giorni. Per ora si è definito a grandi linee cosa si vuole fare. Ed è anche un modo per evitare che la direzione nazionale, in programma lunedì, diventi un processo a lei.
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Subito finita la segreteria, poi, ha voluto rispondere a Giorgia Meloni, che in mattinata, da Manduria, al Forum organizzato da Bruno Vespa nella sua masseria, l’aveva citata più volte, a proposito delle accuse di «autoritarismo» («Se vogliono continuare ad andare dritti sulla strada che li ha già portati a sbattere, io posso essere contenta»). «Si preoccupi del Paese, prima che ci porti a sbattere», le ha risposto Schlein. «Sfido Meloni sui fatti. Lei risponda su questi una buona volta, invece di scegliersi anche le domande», ha detto a Huffington Post. «Noi siamo preoccupati dei salari troppo bassi e dei tagli alla sanità, perché lei governa da otto mesi e non spende i miliardi del Pnrr, aumenta la precarietà e smantella i diritti».
A proposito di diritti, oggi la segretaria del Pd parteciperà all’edizione 2023 del Roma Pride insieme a una nutrita delegazione dem: in piazza della Repubblica saranno presenti, con lei, anche Marco Furfaro, Alessandro Zan, Cecilia D’Elia, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Marta Bonafoni e Sandro Ruotolo.
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Nella riunione della segreteria si è parlato anche dei malumori di questi giorni, esplosi con l’elezione dell’ufficio di presidenza e la sostituzione di Piero De Luca con Paolo Ciani. Giusto dare spazio alla «pluralità» delle posizioni, ha detto la segretaria, purché non divengano il risultato non sia quello di voci «cacofoniche». Per il resto, ci si è concentrati sulla proposta di una «mobilitazione» che dovrà «coinvolgere i territori», incentrata sui «grandi temi sociali»: dal lavoro alla scuola, dall’ambiente alla Sanità, al Pnrr. Il clima durante la riunione, riferivano al Nazareno, è stato «non solo unitario ma anche unito e propositivo» perché l’obiettivo è quello di «rilanciare l’azione politica» dei Dem concentrandosi sulle cose da fare. È chiaro a tutti che il problema è irrobustire un’alternativa al governo, fare in modo che il Paese si accorga che un’alternativa c’è. Così come è chiaro, anche a chi si sente più lontano da Schlein, che un fallimento della segretaria a pochi mesi dalle primarie trascinerebbe l’intero Pd.
Non che tutti i problemi siano risolti. Ma altro è lavorare all’indebolimento del segretario. «Significherebbe segare il ramo dove ci troviamo tutti», per dirla con un esponente della minoranza. Resta il fatto che la direzione di lunedì sarà un passaggio importante. Tanti stanno preparando gli interventi. Per fare proposte, ma anche per mettere a fuoco quello che non va.